«Conte vuole un partito personale e far cadere Draghi». L'allarme di chi teme di andare a casa è scattato. La battaglia è sullo statuto, il giurista pugliese vuole - si dice nel M5s - avere il potere di compilare le liste e di depositare il nuovo simbolo, Grillo non ci sta.
M5s, alt di Grillo a Conte: «Non voglio una mini-Dc e non cedo poteri»
Fonti vicine a Conte fanno sapere che non c'è alcuna tensione con Grillo né alcun braccio di ferro intorno al nuovo statuto. Grillo viene spiegato - alcuni mesi fa ha dato a Conte l'incarico di rilanciare il Movimento e costruire un nuovo corso politico. L'ex premier ha lavorato a questo nuovo progetto come gli era stato richiesto, con l'obiettivo di dotare il Movimento di uno statuto ben articolato e di offrire un percorso politico credibile e funzionale. Ma è ovvio che la condizione imprescindibile perché questo progetto vada in porto è spiegano le stesse fonti - che Grillo ne sia ancora pienamente convinto. Diversamente, non vi sarebbero le condizioni per rilanciare il Movimento.
Nella riscrittura dello statuto, Conte ha articolato l'organizzazione del Movimento con nuovi organi di garanzia e di rappresentanza, con il risultato che ci sarà una più puntuale e chiara distinzione di ruoli e competenze tra vecchi e nuovi organi. Ma non c'è nessun ridimensionamento del ruolo del garante, perché Conte non ha mai inteso procedere in tal senso. Per il momento sia Conte che Grillo inviano ai dirigenti pentastellati lo stesso messaggio: «Ci sarà il modo di trovare un accordo ma non dovete alimentare le divisioni, rischiamo di creare un'ulteriore spaccatura». Prima c'era lo scontro tra Casaleggio e Conte, ora si vuole evitare che ci siano contrasti tra quest'ultimo e l'ex comico.
Il nodo del contendere, riferiscono in M5s, è soprattutto sul simbolo. Una guerra che si trascina da tempo in realtà, una querelle che ha visto in prima linea le associazioni create per custodirlo (prima quella di Genova, regista Grillo che si avvalse del direttorio; poi quella costituita da Casaleggio e Di Maio). Ora nel nuovo statuto non è prevista alcuna coabitazione. È tutto in capo - questo l'affondo di chi sta seguendo il dossier - all'ex presidente del Consiglio. In realtà Conte ribadisce ai suoi interlocutori che vuole una gestione collegiale, che è evidente che debba avere margini di manovra in quanto guida M5s ma non vuole certamente strappi.
IN UN VICOLO CIECO
La fibrillazione interna rischia però di portare il Movimento 5 stelle in un vicolo cieco. «Tutti incontrano Draghi, perfino Tajani e Conte nulla. Dobbiamo guardare a destra o a sinistra? Qual è il nostro elettorato?», si chiede un esponente di governo pentastellato. E in questo braccio di ferro è pronto ad infilarsi Di Battista che da lontano non perde tempo a cannoneggiare, mentre Di Maio è impegnato a smussare gli angoli e a rassicurare dem (venerdì ha visto Letta a Barcellona, i due hanno convenuto sulla necessità di andare su temi non divisivi e garantire un maggiore coordinamento tra le due forze politiche) e deputati e senatori M5s.
Sullo sfondo resta poi il grande tema del superamento del doppio mandato. I big non ne parlano, è tutto congelato, ma Grillo su questo punto è ancor più intransigente e ha fatto sapere di non voler venire a Roma, ma nelle prossime ore ci sarà un ulteriore confronto con l'ex premier .