Meloni, cosa ha detto in conferenza stampa: dalla Manovra a Pozzolo, dalle accuse di familismo alla Ferragni

La premier risponde alle domande dei giornalisti per più di tre ore: ecco i punti chiave

Giovedì 4 Gennaio 2024 di Riccardo Palmi
Più di tre ore e oltre 40 domande, la premier Giorgia Meloni risponde ai giornalisti in conferenza stampa

Si parte da giustizia e burocrazia come i primi nodi da sciogliere per il 2024, da qui, il premierato, le elezioni e il G7. Non sono stati pochi i temi affrontati nel corso della conferenza stampa dalla premier Giorgia Meloni che dopo due rinvii a causa di problemi di salute ha dovuto gestire un numero particolarmente elevato di dossier vecchi e nuovi.

Dalla politica all'economia passando per la cronaca, senza dimenticare una sosta sul Colle.

La lettera del Capo dello Stato 

A questo proposito Giorgia Meloni afferma di aver letto con attenzione la lettera ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con gli appunti sul Ddl Concorrenza e che il suo appello non rimarrà certo inascoltato. Nella pratica «dovremo valutare nei prossimi giorni, con i partiti di maggioranza e con i ministri competenti, l’opportunità di interventi chiarificatori», ha detto la premier, aggiungendo che «abbiamo due obiettivi: scongiurare la procedura di infrazione e dare certezze agli operatori». 

Il premierato

Non sono mancate le domande riguardo la riforma del premierato. Sempre a proposito del Colle, la premier ha voluto ribadire che i poteri del Quirinale rimarranno invariati. «Quando ho presentato la riforma costituzionale del premierato, la prima cosa che ho detto è di non toccare poteri del presidente della Repubblica e non li tocchiamo. Manteniamo intatto il ruolo del presidente della Repubblica, perché è giusto così e perché è sempre stato una figura di assoluta garanzia». Poi ha aggiunto: «Non vedo in cosa l'elezione diretta del capo del governo significhi togliere potere al Capo dello Stato». 

 

Le risorse per la Legge di Bilancio 2025

La prima domanda è sulla legge di bilancio del 2025: in particolare da dove il governo intenderà recuperare le risorse necessarie per metterla in piedi. Giorgia Meloni punta sul 2024 per poter guardare all'anno dopo ancora, specialmente se l'anno appena iniziato dovesse vedere una discesa dei tassi di interesse da parte della Bce che potrebbe portare allo sblocco di tutta una serie di risorse utili. Sempre sulla scia degli argomenti economici entra in gioco anche il Ddl Capitali e ciò che riguarda in particolare la norma relativa ai consigli di amministrazione. «Penso che la lettura che è stata data non sia corretta, cioè la lettura per la quale si rischia di rendere ingovernabile e si rischia di allontanare gli investimenti», osserva Meloni. «Da un allontanamento degli investimenti si ottiene l'esatto contrario: io ci vedo una norma che consente di avvicinare gli investimenti rispetto a qualcosa che non ha sempre funzionato in passato», continua.

 

Caso del magistrato Degni 

La discussione arriva ai casi di cronaca che tengono infuocato il dibattito politico da giorni, in primis quello del magistrato Marcello Degni che sui social ha attaccato più volte il governo per ultimo sulla manovra. A colpire la premier, che si toglie qualche sassolino dalla scarpa non è soltanto la “sfrontatezza” delle parole del magistrato quando si parla dell'Italia in esercizio provvisorio, ma anche che nessuno da parte delle opposizioni abbia ritenuto giusto intervenire in merito. «Io ho da chiedere alla sinistra se sia normale che persone nominate per incarichi super partes si comportino da militanti politici», osserva: «Mi ha colpito molto che non ci sia stato nessuno a sinistra a dire due parole su questo tema: Paolo Gentiloni che l'ha nominato, Elly Schlein». Il messaggio della premier è chiaro: da una parte la sinistra che utilizza le istituzioni come militanza politica e lei che invece viene messa in mezzo per qualunque cosa.

Caso Verdini

Anche sul caso Verdini parte la frecciata alle opposizioni quando Giorgia Meloni afferma che l'unica tessera di partito nelle mani di Tommaso Verdini fosse quella del Pd. Per la premier «con questo governo affaristi e lobbisti non passano un bel momento», e poi «sarebbe un errore considerare questa vicenda come un caso politico». Sulla possibilità che Salvini riferisca in aula Giorgia Meloni risponde che non lo trova necessario, perché il vicepremier non viene mai chiamato in causa dalle accuse e «bisogna attendere gli sviluppi da parte della magistratura».

 

Caso Pozzolo

Si passa poi al caso del deputato Emanuele Pozzolo, il parlamentare di FdI al centro delle polemiche per aver portato una pistola al veglione di Capodanno con cui un uomo è rimasto ferito, che viene sospeso dal partito. La premier afferma di aver «chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione dei probiviri di FdI indipendentemente dal lavoro che fa l'autorità competente e che nelle more di giudizio sia sospeso da FdI». Adesso sarà dunque la commissione competente a decidere nel merito se il deputato potrà restare a tutti gli effetti un membro del partito. Su cosa sia davvero accaduto la sera di Capodanno Giorgia Meloni non si esprime. Però lancia un avvertimento ai suoi: «Sulla classe dirigente del mio partito, c'è sempre qualcuno che non ti aspettavi e fa errori o cose sbagliate. Però non sono disposta a fare questa vita se persone intorno a me non sentono la responsabilità. Non sempre accade ma per la responsabilità che abbiamo, e io vivo quella responsabilità, su questo intendo essere rigida». Nessuna copertura politica per il deputato, dunque, in favore di un principio di responsabilità. E Pozzolo, scandisce Meloni, «doveva essere responsabile con il porto d’armi». La linea di Palazzo Chigi, insomma, resta quella già emersa nei giorni scorsi: l’episodio di Capodanno non è un fatto politico.

 

Lavinia Mennuni e la maternità

Arriva anche la richiesta di commento alle parole di un'altra protagonista delle ultime settimane, la senatrice di Fratelli d'Italia Lavinia Mennuni e i suoi commenti sulla maternità come massima aspirazione. «Non so dirle se la parola aspirazione sia giusta, ma posso dire che da presidente del Consiglio, sono la donna considerata fra le più affermate in italia, se mi si chiedesse cosa scegliere fra il ruolo di premier e mia figlia Ginevra non avrei dubbi, come qualsiasi altra madre, perché la maternità dà qualcosa che nient'altro può regalare. Se questo è il concetto lo condivido. Non condivido che il traguardo della maternità posso toglierti opportunità». Il messaggio è che non c'è bisogno di rinunciare ad una cosa per un'altra e gli esempi su questo non mancano, dalla Von Der Leyen con 7 figli alla Metsola con 4, «si può fare» dice la premier.

 

Il familismo dentro FdI

Stufa invece delle accuse di familismo all'interno di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni cita l’esempio di due coppie di coniugi in Parlamento tutte a sinistra a cui non è mai stata mossa «giustamente» alcuna accusa di familismo, dice la premier, «si sa che quando dedichi tanto tempo alla politica le persone diventano amici, moglie o marito, ma non toglie il valore del militante». Per fare un esempio dice, la sorella Arianna ha militato per 30 anni dentro Fratelli d'Italia e invece che «piazzarla in una partecipata», Giorgia Meloni l'ha «messa a lavorare nel partito», scherza. 

 

Dossier esteri: europee, G7 e Medio Oriente

Ancora incerte le prospettive della Presidente del Consiglio sul fronte Europee: Meloni ha affermato di non sapere ancora se candidarsi o meno. Sulla guerra in Medio Oriente, invece, per la premier è importante mantenere il rapporto con i Paesi arabi vista la presidenza italiana del G7. Infine Meloni lancia un nuovo appello ad Israele perché mantenga l'incolumità della popolazione civile. 

 

Caso Ferragni-Balocco

Ultimo ma non certo per importanza torna il tema Ferragni-Balocco, Giorgia Meloni torna alle critiche che aveva rivolto all’influencer dal palco di Atreju, e di come sia rimasta stupita dalla reazione della sinistra: «Ho detto che ha più valore chi produce un pandoro che chi lo griffa. Una cosa banale» che «avrebbe anche a che fare con il mondo operaio. Loro se la sono presa, ritenendo che attaccassi Ferragni, sembrava attaccassi Che Guevara. Non c'era da parte mia la volontà di attaccare alcuno», spiega. «Ponevo una questione di valore su chi fa l'eccellenza italiana». Sul ritorno dell'influencer sui social nulla da dire. Poi la chiusura, con il momento più duro dell'anno: la tragedia di Cutro, con le decine di morti in mare e le critiche arrivate da sinistra: «94 persone che muoiono e l'accusa che è colpa tua sono una cosa che pesa, anche se non ritengo che sia colpa mia ma l'accusa pesa».

Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 15:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA