Mario Draghi è in partenza per l’Ucraina. I dettagli e gli orari del viaggio sono segreti per motivi di sicurezza. Ma potrebbe partire in queste ore, e ogni momento è buono, perché prima di varare il nuovo decreto di aiuti al Paese invaso dall’esercito putiniano, e il decreto sarà fatto il 2 maggio, lunedì, il premier italiano vuole essere a Kiev per rendersi perfettamente conto della situazione.
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Zelensky si dirà “grato per il coinvolgimento dell'Italia nelle indagini sui crimini russi contro l'umanità". E apprezzerà, dicendoglielo de visu, anche il sostegno italiano, nel quadro Ue, per inasprire le sanzioni contro l'aggressore russo. E ancora: Draghi illustrerà a Zelensky nel dettaglio tutto ciò che il nostro Paese sta facendo sul campo dell’accoglienza dei profughi, ossia aver dato rifugio a oltre 100mila ucraini che sono stati costretti a lasciare le loro case a causa dell'aggressione russa.
Il viaggio e i protocolli di sicurezza
Dieci ore durerà il viaggio di Draghi da Roma a Kiev. Aereo fino alla Polonia, poi in treno da Leopoli alla capitale. Missione di notte, perché con il buio si possono intercettare più facilmente eventuali attacchi missilistici alle ferrovie ucraine, colpite dai russi nell'Ovest del Paese per spezzare il flusso di armi occidentale. La macchina organizzativa per il viaggio del premier si è messa in moto da una settimana. Ci lavorano Palazzo Chigi, Farnesina e intelligence. Con protocolli di sicurezza altissimi. E questioni ancora da chiarire: si valuta come garantire l'eventuale esfiltrazione del premier, in caso di emergenza. È una procedura standard, in contesti del genere. Il problema è che i cieli ucraini sono interdetti. Anche ipotizzando mezzi di appoggio straordinari, non è facile assicurarsi piste di atterraggio libere lungo il percorso ferroviario che conduce fino a Kiev, visto il numero di velivoli schierati a terra e i danni provocati dai combattimenti.
Il premier potrebbe partecipare il 5 a Varsavia a una conferenza di donatori per l'Ucraina, organizzata da polacchi e svedesi e presieduta da Ursula von der Leyen. Lo farà soltanto se anche gli altri big continentali faranno lo stesso. Draghi potrebbe far precedere la missione in Polonia dal viaggio a Kiev, a quel punto partendo il giorno 4.
Gli aiuti dell'Italia
La sostanza politica della trasferta in Ucraina sembra chiara. E si riassume così: aiuti anche militari sempre più consistenti a quel Paese. Verrà inoltre ribadito - così anticipano a Palazzo Chigi - il pieno sostegno alle autorità di Kiev e la disponibilità italiana a contribuire alla ricerca di una soluzione duratura della crisi. Con il leader ucraino, insomma, si discuterà dell'offensiva russa e delle necessità di mandare materiale bellico più pesante. Sul punto, il premier italiano, per quanto riguarda i problemi interni alla sua coalizione di governo, non arretrerà di un millimetro, forte anche del sostegno del Colle e nonostante Conte e Salvini. Ha già fornito rassicurazioni a Zelensky, così come hanno fatto Guerini in sede Nato e Di Maio con le diplomazie occidentali, che l’Italia non ha alcuna intenzione di sottrarsi agli impegni morali, politici e militari che sta condividendo con il resto dell’Occidente nei confronti degli ucraini. Infatti nel decreto interministeriale già firmato è prevista una fornitura di munizionamento più pesante. E l'Italia assicurerà molto presto anche sei cannoni, obici FH70 da 155 millimetri a traino meccanico, decine di Lince a prova di mina (una cinquantina) e missili antinave.
Il lavoro della diplomazia
Lo attendono, dunque, a Kiev. E Draghi non potrà troppo tardare. Al viaggio lavorano in queste ore i servizi e il ministero degli Esteri. A Kiev la diplomazia italiana è presente, per volontà di Luigi Di Maio, che ha riaperto l'ambasciata dopo i bombardamenti di marzo. C'è dunque un diplomatico sul campo e i protocolli della missione, sia pure ultra-rafforzati a causa dello stato di guerra nel Paese, non sono affidati esclusivamente agli apparati di sicurezza, ma gestiti appunto assieme alla Farnesina. Si tratta di uno spostamento a tappe. I leader che hanno già fatto visita a Zelensky - compresi i vertici delle istituzioni europee Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel - hanno raggiunto la Polonia in aereo e la capitale in treno (alcuni con sosta intermedia a Leopoli, in auto). È infatti impossibile solcare i cieli ucraini, interdetti ed esposti.
I decreti
Al momento Draghi ha insomma due priorità. Il viaggio in Ucraina e il decreto di lunedì 2 maggio.
La riunione del governo dopodomani darà il via libera a nuovi aiuti a imprese e famiglie nonché a un nuovo pacchetto energia. L’ipotesi sul tavolo, allo stato attuale, è quella di un doppio binario, con due decreti legge all’attenzione del Cdm: da un lato gli aiuti, dall’altro le misure anti-rincari compresa la proroga del taglio delle accise sui carburanti al 30 giugno. Il Cdm non è ancora convocato ma ci sarà. E solo la partenza del premier per Kiev, se avverrà subito, potrebbe magari spostarlo, ma l’ipotesi è improbabile.
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