Gli affondi contro il Codice degli appalti e contro Matteo Salvini potrebbero costare il posto al presidente dell'Anac, Giuseppe Busia.
La contrapposizione tra Anac e Lega, rischia però di deflagrare in un scontro ancora più articolato. Secondo Salvini infatti, dietro le rimostranze di Busia (formalmente in carica fino al 2026, scelto in quota M5S), ci sarebbe la scelta di limitare l'influenza dell'Ente nel nuovo Codice, passando da un ruolo da cabina di regia a monte, a quello di controllo. Un ridimensionamento che pare affondare le radici nella nascita stessa dell'Anac, voluta dall'allora premier Matteo Renzi in risposta alle pulsioni populiste di un Movimento 5 stelle in grande ascesa.
La correzione di rotta
Una tensione solo parzialmente rientrata dopo che lo stesso Busia pare aver deciso di correggere il tiro delle dichiarazioni, durante un'intervista su La7. «Amministratori corrotti? No, nel modo più assoluto. I sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, oggi sono degli eroi da ammirare», ha detto il numero uno dell'Anac. Un'uscita che, stando a fonti del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, ha creato "grande soddisfazione" per Salvini, felice di aver vinto questo round. «Evidentemente, le reazioni della Lega sono servite per un chiarimento» concludono dal ministero dei Trasporti.
Ma la diatriba ha lasicato numerosi strascichi polemici. Soprattutto con l'opposizione: «Troviamo molto gravi gli attacchi che gli esponenti della Lega rivolgono al presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. La colpa di Busia è solo quella di denunciare con forza le criticità del nuovo codice appalti», tuona dal Pd il neo-capogruppo al Senato Francesco Boccia. Mentre da M5S parlano di un «attacco inaccettabile», una «sgrammaticatura dal punto di vista istituzionale». E se le polemiche tra centrosinistra e Lega non si placano neanche dopo il cambio di toni sia di Busia, che si Salvini, per ora Fratelli d'Italia (così come Forza Italia) preferisce rimanere al di fuori della contesa, nella quale non interviene alcun esponente del partito meloniano.
I compiti dell'Autorità
Nata nel 2014, voluta dal governo di Matteo Renzi e guidata fino al 2019 da Raffaele Cantone, all'Anac è attribuito tra gli altri il compito di vigilare nell'ambito dei contratti e degli incarichi pubblici. L'Autorità non ha poteri di polizia giudiziaria ma ha poteri ispettivi che può delegare alla Guardia di Finanza. Tra le funzioni previste anche quello di collaborazione con l'Antitrust al fine di attribuire una sorta di "rating" di legalità per le imprese che hanno rapporti con il comparto pubblico. L'Anac può emanare linee guida e impugnare gare di appalto o contratti che risultino non a norma. Così come definito nel Codice degli Appalti, l'Autorità, entro sessanta giorni dalla notizia su una violazione può emettere un parere in cui cristallizza gli eventuali vizi di legittimità individuati e nel caso in cui a ciò non venga posto rimedio, l'Anac può procedere con un ricorso ai giudici amministrativi. Alla luce di questo perimetro di azione, negli anni, è intervenuta in molti casi: in occasione dell'Expo del 2015 è stata creata una unità speciale per monitorare le procedure di realizzazione delle opere. Anac si è occupata anche del Mose di Venezia, della fase della ricostruzione del post sisma 2016, degli appalti per il Giubileo della Misericordia ma anche in vicende che hanno avuto riflessi giudiziari come la maxi indagine Mafia Capitale e Consip.
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