Salvini: «Pnrr, userò fino all’ultimo euro. E appalti a chilometro zero»

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture: «Richieste dai territori? Serve un’unica regia»

Giovedì 30 Marzo 2023 di Francesco Malfetano
Salvini: «Pnrr, userò fino all ultimo euro. E appalti a chilometro zero»

«Del Pnrr spenderò fino all’ultimo euro, sempre che la Commissione europea abbia buon senso». Matteo Salvini rigetta il disfattismo che pare aver colpito il governo dopo la relazione della Corte dei Conti sul Piano Nazionale di ripresa e resilienza o dopo la proroga delle trattative con Bruxelles. Anzi, ostenta progetti già pronti sulla sua scrivania al ministero delle Infrastrutture ma non compresi nel Pnrr. «2 miliardi di euro nel settore idrico» e «1,6 miliardi per la riqualificazione delle case popolari».

In pratica il leader leghista chiede apertamente «datemi i soldi in più» dal monte di 209 miliardi che il ministro Raffaele Fitto ha spiegato non riusciremo a spendere. Con tanto di abiura (per una volta) alla bandiera autonomista. «Serve una regia nazionale» dice in risposta all’identica richiesta avanzata dai sindaci di Roma e Milano. 

IL CODICE

Ma non c’è pericolo di contraddizione. Non oggi almeno. E infatti il ministro se la ride, imbracciando quello che a tutti gli effetti considera un figlioccio: il Codice degli appalti. Varato ieri in Consiglio dei ministri se lo rigira tra le mani a fatica. Due tomi da 229 articoli e un numero imprecisato di allegati non sono semplici da maneggiare. Lui li sfoglia senza sosta, cita commi e paragrafi, provando a recitarli a memoria. Per quanto «a metà» frutto del lavoro del Consiglio di Stato e «del sacrificio di Frattini e Carbone» (ex presidente del Consiglio di Stato e presidente della Commissione speciale), per il leader leghista il provvedimento è a tutti gli effetti il Codice Salvini. Un testo che, ripete a più riprese durante il lungo colloquio con Il Messaggero e pochi altri quotidiani, produce «un cambiamento culturale». 

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«Diamo fiducia a sindaci e imprese» rivendicando misure che disinnescano la paura della firma degli amministratori, e accorcia i tempi per le aziende». Per queste ultime, quella che racconta il ministro, è una piccola rivoluzione. «Risparmiamo, secco, un anno di tempo» spiega. Testo alla mano infatti per appalti fino a 150mila euro si procede con affidamento diretto, poi fino a 1 milione la procedura negoziata senza bando invitando 5 imprese, numero che sale a 10 per i lavori sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. E questo, assieme alla «riduzione delle fasi di progettazione», faciliterà la messa a terra dei progetti che le amministrazioni locali «hanno già in pancia». Per di più generando «più posti di lavoro» in un settore, quello edile, che con il superamento del Superbonus rischiava di trovarsi in ginocchio. A tagliare i tempi ci sarà anche il cosiddetto “dissenso qualificato”. Ovvero le amministrazioni non potranno più dire un «no secco», solo un «sì condizionato». Cioè se viene bocciata anche una sola parte di un progetto, l’ente dovrà proporre un’alternativa «tenendo conto delle circostanze del caso concreto». Tradotto: niente opposizioni impossibili come «puoi fare quest’opera solo se pianti un milione di alberi su una banchina». 

 

Non solo. Nel testo, tiene a precisare il ministro, ci sono garanzie «degne di un Paese fondato sui diritti e non dell’Unione sovietica». Il riferimento non è solo all’impegno che l’operatore economico si assume su pari opportunità occupazionali e di genere («Per cui si può anche prevedere un’autocertificazione» aggiunge, aprendo alle rimostranze avanzate da Meloni e le ministre in cdm martedì sera), ma anche all’abolizione dell’articolo del precedente codice che prevedeva l’esclusione dalle gare per chi ha ricevuto un rinvio a giudizio o un avviso garanzia. «Serve un grado di condanna» informa, annunciando premialità per chi «ha patteggiato» in modo da sbloccare i tribunali italiani, e rigettando ogni critica sul punto. 

LE CRITICHE

Idem per le critiche dell’Anac sulla mancata trasparenza e il pericolo di affidamenti «al cugino o a chi mi ha votato» in quasi il 98% dei casi. Anche queste rispedite, malamente, al mittente. «Il presidente Giuseppe Busia dimostra cattivo gusto» attacca alla sua maniera Salvini. Non solo perché l’ente critica i sindaci, «in cui noi abbiamo fiducia», quanto perché forse «non ha compreso il testo». L’affidamento diretto sotto la soglia dei 150mila euro «era già nel codice precedente del 2020 e nella bozza del Consiglio di Stato. Dice che il Consiglio favorisce la corruttela?». E ancora: «Non vorrei l’Anac si fosse offesa» perché non sono «più cabina di regia» con poteri “politici” a monte «ma svolgono funzione di controllo». Stesso tenore di risposta per le critiche sulle possibilità di subappalto. «Per i subappalti la disciplina risponde alla normativa Ue - sottolinea - L’abbiamo solo applicata».
Il vicepremier ci tiene assolutamente ad apparire preparato su un pacchetto legislativo che, appunta, «sarà valida anche per il progetto esecutivo» del ponte sullo Stretto di Messina, l’altro fiore all’occhiello (per ora sulla carta) del suo ministero. Accusa quindi chiunque di non aver compreso la ratio del provvedimento. «Non è il modello Genova» dice ad esempio, con «questa norma vogliamo ridurre il monte di 117 commissariamenti presenti nel mio ufficio». Sulle critiche dei costruttori dell’Ance invece si dice «tranquillo» perché «li sento più dei miei genitori». Del resto il ministro ha «messo d’accordo Comuni e imprese» che spesso hanno interessi divergenti. Un esempio? Nell’articolato sono presenti dei criteri di premialità per le piccole e medie imprese con sede operativa sul territorio. «Dopo anni di chiacchiere sulle imprese a chilometro zero». Un’idea, quella di premiare chi favorisce il made in Italy, che è la stessa dietro al punteggio bonus assegnato dall’«allegato 3». Oltre a tutte le fattispecie, verrà favorito chi utilizza forniture di materiali provenienti da Paesi che garantiscono il rispetto dei diritti ambientali e dei lavoratori. «Ti premio se compri acciaio, cemento e legno da Paesi rispettosi. E non penso quindi alla Cina». 

Salvini ne ha per tutti. I sindacati? «Sbagliano ad annunciare scioperi» prima di aver letto il codice (in riferimento a Cgil e Uil). Le opposizioni? Idem: «Mi sarei preoccupato del contrario» aggiunge, declinando con un «vabbè» la presenza di Pd e Movimento 5 stelle alle proteste annunciate per sabato. Il Terzo polo che sostiene che il Codice degli appalti metta a rischio il Pnrr invece? «Non ha capito nulla» perché questo codice degli appalti non ha nulla a che spartire con il Pnrr. Per quanto sia una milestone del Piano in effetti, le nuove regole non vi si applicheranno direttamente, proseguendo con il decreto Semplificazioni firmato da Mario Draghi. 

 
Eppure tra le discussioni portate avanti da Fitto, rientrerà anche il Codice. Il ministro infatti annuncia che, per quanto il progetto sia già oggi assolutamente in linea con le richieste e l’entrata in vigore dal prossimo 1 luglio, chiederà più tempo alla Commissione Ue. «Per entrare negli uffici tecnici degli 8mila comuni italiani abbiamo bisogno di qualche settimana in più», l’obiettivo è arrivare a fine 2023. Bruxelles permettendo, come tutto il resto. 

Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA