Le misure del governo per la gestione del caldo nei luoghi di lavoro potrebbero arrivare dalla prossima settimana. La "cassetta degli attrezzi" potrebbe includere un ricorso più facile alla cassa integrazione organizzata su base oraria e forse anche nuove forme di lavoro agile "di emergenza" come quello sperimentato in occasione del Covid. Ma l'obiettivo è anche coinvolgere le parti sociali in «buone prassi» in fabbriche e uffici, che possano tutelare la salute dei lavoratori in situazioni climatiche come quella attualmente in corso. La riunione di ieri presso il ministero del Lavoro non è stata comunque conclusiva: gli interlocutori (sindacati, associazioni di impresa e rappresentanti di enti pubblici come Inps e Inail) sono stati riconvocati per lunedì 24 luglio. Si punta ad arrivare alla stesura di un protocollo congiunto «in cui affrontare i temi dell'organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l'emergenza caldo». In questo ambito rientra anche la possibile fornitura di appositi dispositivi di protezione individuali e di supporti anti-calore. «Ci proponiamo di intervenire potenziando gli strumenti già esistenti e disegnando ulteriori strategie» ha dichiarato il ministro Marina Calderone.
I NODI
Dunque al momento non sembrano previsti interventi di urgenza, destinati ad mitigare la situazione nelle prossime ore, in cui le temperature massime potrebbero mantenersi vicine (o superiori) ai 40 gradi in diverse aree del Paese.
Il tema è comunque controverso e se ne è avuta una chiara eco al tavolo. Il problema numero uno è che alcune delle mansioni potenzialmente più esposte ai danni della calura eccezionale, ad esempio nel settore dell'edilizia o nei servizi turistici, sono per loro natura quasi impossibili da svolgere a distanza. Ma esistono anche altre perplessità, come quelle avanzate da Confcommercio, secondo la quale un ricorso estensivo al lavoro agile potrebbe «risultare controproducente e dunque contribuire alla desertificazione dei luoghi di lavoro e delle città con possibili danni alle imprese da noi rappresentate». Confesercenti ha invece espresso timori su possibili appesantimenti amministrativi per le aziende del turismo e del commercio, in relazione ai provvedimenti di prevenzione da adottare.