Pioggia di fondi per la sanità ma con un’avvertenza: lo Stato anticipa subito più della metà delle risorse per la realizzazione dei progetti finalizzati all’attuazione del Piano sanitario nazionale; la cifra restante andrà erogata solo dopo la verifica del livello di attuazione delle opere che ciascuna Regione, di volta in volta, dovrà rendicontare a partire dal prossimo aprile.
Gli obiettivi
L’acquisto di medicinali (in particolare quelli sperimentali e innovativi), la dotazione di apparecchiature, il finanziamento di attività di ricerca e formazione, il potenziamento delle infrastrutture digitali per meglio gestire lo scorrimento delle liste di attesa, il ristoro di anticipazioni finanziarie spese durante l’emergenza Covid, gli interventi strutturali per l’efficientamento energetico dei presidi ospedalieri e assistenziali. Per effetto del riparto la Lombardia si aggiudica 150,2 milioni, il Lazio 86,3, il Veneto 73,2, 64,3 milioni vanno al Piemonte.
Il Ssn
Assegnate anche le disponibilità finanziarie per le attività legate alle prestazioni del Sistema sanitario nazionale. Il fabbisogno sanitario nazionale standard è ripartito sulla base dei seguenti criteri: popolazione residente, frequenza dei consumi sanitari per età, tassi di mortalità della popolazione con età inferiore a 75 anni, dato complessivo risultante dagli indicatori utilizzati per definire particolari situazioni territoriali che impattano sui bisogni sanitari. Nell’ammontare delle rimesse statali rientra la copertura di tutti i costi relativi ai Lea (livelli essenziali di assistenza). L’importo complessivo rideterminato per tutto il 2023 è di 123,8 miliardi di euro. Di questi 20,6 vanno alla Lombardia, 11,8 al Lazio, 10,1 al Veneto, 10 alla Sicilia, 9,1 al Piemonte. Il quadro complessivo dei finanziamenti prende anche in esame la bilancia attivi-passivi relativa alla mobilità esterna (i pazienti che vanno a curarsi altrove) sia inter-regionale sia internazionale. E dunque il Lazio perde 170,9 milioni (a favore di altre regioni) e 6,1 milioni per pagare le spese di pazienti che sono andati a curarsi all’estero. Singolare il caso della Lombardia: «guadagna» 437,7 milioni per l’offerta di prestazioni a favore di pazienti provenienti da altre regioni italiane ma perde 28,1 milioni per coprire l’assistenza di pazienti lombardi che sono andati a curarsi all’estero. «Win-win» invece lo score dell’Emilia Romagna: ottiene 9,3 miliardi sul riparto fondi nazionale e chiude in attivo i conti sia per la mobilità interna (465,3 milioni) sia per la mobilità internazionale (6,8 milioni).