Berlusconi, l’eredità politica a Fascina e la guida del partito a Tajani: le due mosse per il futuro

Si prospetta una diarchia in FI tra la compagna di Berlusconi e il coordinatore nazionale

Giovedì 6 Aprile 2023 di Mario Ajello
Marta Fascina, il nuovo ruolo della "quasi moglie" di Berlusconi: delega totale (politica e privata) con il benestare dei figli

Come al solito, anche da un letto in terapia intensiva, Silvio Berlusconi è più avanti di tutti. Ha inventato, ma non all’ultimo momento visto che la leucemia cronica già sapeva di averla, la diarchia di genere per Forza Italia. Mentre Fratelli d’Italia ha la monarchia meloniana e il Pd sta provando ad affidarsi a una donna sola al comando, il Cavaliere ha preparato e ora diventa operativa la diarchia uomo-donna, ovvero Tajani-Fascina.

Tutti in queste ore vantano di parlare con lui, e spesso millantano («A te non ti ha chiamato, vero? A me, sì e varie volte», è la spacconeria in uso tra i notabili forzisti che considerano la vera o supposta telefonata del Presidente una sorta di investitura per il futuro prossimo), ma Berlusconi soltanto con Marta e con Antonio dal San Raffaele fa discorsi di sostanza e di prospettiva. 

Berlusconi in terapia intensiva per «infezione polmonare». Il fratello Paolo: «Sollevati, c'è un miglioramento»

 

L’eredità politica riguarda loro due anche se Fascina in queste ore in cui tutti la cercano e tutti la vezzeggiano vorrebbe sottrarsi all’argomento: «Il Presidente ha un cuore buono e forte e ancora tanta strada da fare». Non vuole sentirsi la continuatrice di una storia ma in un certo senso di questo ruolo è stata investita. Dal bollettino medico si capisce che Berlusconi ha una forma di leucemia da tempo e da tempo si stanno sviluppando le grandi manovre in Forza Italia. Dove Marta, in prima persona essendo anche parlamentare (non come chi l’ha preceduta come first lady cioè Francesca Pascale), ha proposto e ottenuto nomine e ha cominciato a modellare Forza Italia. Nella divisione delle parti, se Tajani può contare al dipartimento elettorale (posto pesante nella gerarchia di partito) sul fedelissimo Alessandro Battilocchio, Fascina ha piazzato il suo amico del cuore Tullio Ferrante, che è già sottosegretario alle Infrastrutture, alla guida dell’ufficio nazionale adesioni e potrebbe scalare ancora i grandini del potere fino a diventare una sorta di responsabile generale degli azzurri. Non solo: fanno riferimento a Fascina, il cui cerchietto dei capelli è una sorta di corona e di cui ieri sera a tutti i suoi interlocutori Silvio ancora diceva «Marta ha testa, e io amo la sua testa», i nuovi coordinatori regionali in regioni chiave come la Lombardia e la Toscana. 

I RUOLI

Intorno alla terapia intensiva del San Raffaele, e sull’asse Arcore-Roma, la diarchia tra Fascina e Tajani viene considerata un dato di fatto perché è questo che Berlusconi vuole che sia. La coppia Marta-Antonio si muove all’unisono ma per fare che cosa? Marta è la garante del rapporto con la famiglia e con l’azienda, e a lei spetta di coniugare l’eredità politica di Berlusconi con gli interessi di Mediaset, naturalmente previo assenso - che per ora c’è eccome - di Marina. L’eredità non solo sentimentale ma domestico-dinastica, politicamente parlando, le è stata delegata e Silvio anche ai figli dal suo letto di dolore non fa che ripetere: «Marta è un tesoro da tutelare e da valorizzare come merita. E’ una di noi e un dono raro che ci è capitato». Tajani ha un ruolo più operativo su vasta scala. E’ il garante dell’accordo, anche tecnico-elettorale, fra Forza Italia e FdI in vista delle elezioni europee del 2024 e nel quadro del progetto, naturaliter tajaneo, appunto, di una grande intesa tra il Ppe e i conservatori guidati da Meloni per togliere la commissione Ue dalle mani dell’alleanza popolari-socialisti che la detiene da due legislature. 

Il tandem Fascina-Tajani sta spiazzando Salvini. Lui, Antonio, gode stima traversale in Europa e anche nei palazzi italiani che contano - dal Vaticano al Quirinale - e lei, Marta, è magna pars, politicamente, nella scelta che l’azienda si trova a dover fare di fronte alla malattia del fondatore: se esserci ancora o superarsi (magari vendendo). Per i momenti fatali una diarchia, e ancora meglio una diarchia di genere, è forse quella che consente di sbagliare il meno possibile. E su certe cose il Cav non ha mai sbagliato.
 

 

Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA