Sophie Nyweide, morta la baby attrice di Mammoth: aveva 24 anni. La famiglia: «I traumi l'hanno uccisa»

La ragazza iniziò a recitare all'età di 10 anni. Si è spenta il 14 aprile a Manchester, nel Vermont

martedì 22 aprile 2025
Sophie Nyweide, morta la baby attrice di Mammoth: aveva 24 anni. La famiglia: «I traumi l'hanno uccisa»

È morta Sophie Nyweide, l'attrice statunitense che interpretò la figlia dei personaggi di Michelle Williams e Gael García Bernal nel dramma romantico «Mammoth» (2009).

La ragazza aveva 24 anni e si è spenta a Manchester, nel Vermont. Nyweide, che dall'età di 10 anni aveva recitato in sette film, è morta il 14 aprile, come ha annunciato la sua famiglia in un necrologio, secondo quanto riportano «Variety» e «The Hollywood Reporter». 

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Chi era

Nyweide era nata l'8 luglio 2000 a Burlington, nel Vermont. Il suo desiderio di diventare attrice è nato guardando i film al cinema Village Picture Shows di Manchester, ora chiuso, che sua madre, Shelly Gibson, ex attrice, aveva acquistato nel 2003.

Carriera

Da bambina Nyweide interpretò la figlia di una donna che stava morendo di cancro in «I numeri dell'amore» (2010), con Jessica Alba. È apparsa anche in «Il matrimonio di mia sorella» (2007) di Noah Baumbach, in «La teoria delle ombre» (2010), con James Franco, e in Noah (2014) di Darren Aronofsky, con Russell Crowe. In «Mammoth» (2009), del regista Lukas Moodysson, il personaggio di Nyweide, Jackie, trascorre gran parte del tempo con la sua baby sitter filippina (Marife Necesito), mentre i genitori sono troppo impegnati per stare dietro a lei. La giovane attrice era tra i membri del cast che si sono recati oltreoceano per promuovere il dramma svedese in lingua inglese alla prima del Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

Le cause della morte: «Con le cure si sarebbe salvata»

 Sulle cause del decesso, la sua famiglia ha scritto un messaggio con parole struggenti: «Sophie era una ragazza gentile e fiduciosa. Scriveva e disegnava voracemente, e molta di questa arte raffigura la profondità che aveva, e rappresenta anche il dolore che ha sofferto. Molti dei suoi scritti e delle sue opere d'arte sono tabelle di marcia delle sue lotte e dei suoi traumi», si legge.

«Anche con queste tabelle di marcia, le diagnosi e le sue stesse rivelazioni, le persone più vicine a lei, oltre a terapeuti, agenti delle forze dell'ordine e altre persone che hanno cercato di aiutarla, sono affranti dal fatto che i loro sforzi non siano riusciti a salvarla dal suo destino. Si è curata da sola per affrontare tutti i traumi e la vergogna che si portava dentro, e questo l'ha portata alla morte. Ha ripetuto più volte che 'se la sarebbe cavata da sola' ed è stata costretta a rifiutare le cure che avrebbero potuto salvarle la vita».

Ultimo aggiornamento: 24 aprile, 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA