Sinner, il mental coach: «Ha la testa di un vecchio saggio, guarda avanti e fa scelte lucide»

«Sinner è stato resiliente all’inizio quando è rimasto ancorato alla partita, e poi è stato saggio a intuire che Medvedev sarebbe calato, anche se era davanti nel punteggio»

Lunedì 29 Gennaio 2024 di Sergio Arcobelli
Sinner, il mental coach: «Ha la testa di un vecchio saggio, guarda avanti e fa scelte lucide»

C’è stato un momento della finale contro Medvedev in cui Jannik Sinner ha pronunciato questa frase verso il suo box: “Sono morto”.

Siamo sul 4-4 del terzo set, quando l’altoatesino sfoga la sua impotenza. Come fa uno a risollevarsi quando la rimonta sembra impossibile? Ci viene in aiuto Stefano Massari, 57 anni, già mental coach di un tennista come Berrettini, del tuffatore Marsaglia e del surfista Fioravanti.

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Dal “sono morto” alla resurrezione e infine all’esaltazione. Come ha fatto Sinner a risalire la montagna?
«Sinner è stato resiliente all’inizio quando è rimasto ancorato alla partita, e poi è stato saggio a intuire che Medvedev sarebbe calato, anche se era davanti nel punteggio. Lì è venuta fuori la forza di questo ragazzo di 22 anni che sembra un vecchio saggio».
Che tipo di testa serve per fare quello che ha fatto Sinner?
«Quello che ha fatto in finale è solo l’ultimo metro. Lui sta facendo cose straordinarie da tempo. Il carattere questo ragazzo lo ha dimostrato quando a 20 anni, da numero 10 del mondo, ha deciso di cambiare allenatore. Una scelta di maturità, di profondità, coraggio, oltreché di intelligenza».
Che significa tutto ciò?
«Jannik Sinner è un ragazzo di grande sostanza. Questa sua qualità, la concretezza, mi sembra acquisire un senso maggiore grazie alla sua capacità di intuire guardando avanti. Ha una grande capacità di scegliere con lucidità anche nei momenti difficili. Quando l’ho conosciuto, mi ha dato subito l’impressione di essere un ragazzo molto pacifico e con una capacità di gestire le emozioni davvero rara».
Quanto lo aiuta il fatto di essere altoatesino?
«Non so che intensità abbiano le emozioni dentro di sé. Quando ha vinto, è stato bello vederlo sorridere e abbracciare il suo team. Ma non era fuori di sé dalla gioia. Penso che culturalmente ha un rapporto delle emozioni diverso da noi e ha allenato in campo la capacità di far fronte a queste emozioni, pur mantenendo la lucidità».
Ora per Sinner si parla di una possibile presenza al festival di Sanremo. Come deve gestirsi? È attrezzato?
«Credo debba trovare il suo modo di vivere questa situazione. Il rischio è che tutto questo carosello attorno a lui possa portarlo a perdere di vista il bello del suo day by day, il piacere di fare quello che fa in sé e per sé, vale a dire allenarsi, sudare e giocare, che in questo momento certamente sente. Ma come dicevo, è un ragazzo saggio che ha accanto un allenatore e una persona di grande valore come Simone Vagnozzi che saprà consigliarlo anche fuori dal campo. Sono ottimista».

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