Ospite nel salotto di Verissimo di Silvia Toffanin Raoul Bova ha raccontato i suo rapporto con suo padre Giuseppe: «Lui non credeva a chi perdeva tempo. La mentalità sportiva è quella che mi porta a migliorarmi sempre, perché quando raggiungi un obiettivo poi sei motivato verso nuovi traguardi.
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Dopo la scomparsa del padre è mancata anche la madre dell'attore, ed è cambiato qualcosa in lui: «C'è un prima e c'è un dopo. Però è un colpo che ti porta al tappeto ma credo sia importante per tutti rialzarsi e sentirsi più forti di prima, perché comunque saranno sempre con noi i nostri genitori, non ci lasciano mai. Ci proteggeranno, dobbiamo essere forti, per loro. Se prima eravamo figli, adesso siamo genitori che devono portare avanti gli insegnamenti dati dai loro genitori».
La forza che arriva dai figli: «Ne ho quattro, due maschi e due femmine. Loro non ti fanno pensare, non hai tempo. Mi hanno attaccato in due sul letto ieri ad esempio, è bello poter condividere momenti simili. I figli sono qualcosa di incredibile».
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Da mercoledì Raoul Bova sarà Giorgio Armani nella serie Made in Italy: «Vestirsi come Giorgio Armani è sempre un onore. Per me è stata una bella opportunità raccontare attraverso la serie l'Italia degli anni '70 e '80, raccontando quello che abbiamo di più bello. Quando sono andato in America per lavoro volevano che facessi sempre il cattivo o il mafioso, ma con questo dimostriamo ancora di più che qualcosa di diverso si può fare».
Un'amicizia che dura decadi quella fra Armani e Bova: «Ho parlato anche con Roberta, sua nipote, non solo con lui, volevo che mi desse lui l'ok sull'interpretazione. Quando c'è di mezzo l'amicizia c'è di mezzo qualcosa in più, una responsabilità nei confronti del ruolo e di chi vuoi molto bene. L'ho conosciuto 25 anni fa, ero ancora un bambino, poi l'ho incontrato nel giro del mondo, o lo indossavo o lo incontravo alle sfilate. Mi ha mandato un messaggio con un biglietto scritto di suo pugno facendomi i complimenti per la mia interpretazione. Avere la stima delle persone a volte è molto più importante di un premio, quello è il premio».