Navalny morto in prigione: era il più grande nemico di Putin. Biden accusa il capo del Cremlino

Il dissidente aveva 47 anni e nessun segnale che facesse pensare a problemi gravi di salute

Venerdì 16 Febbraio 2024 di Vittorio Sabadin
Navaslny morto in prigione, era il più grande nemico di Putin. Biden accusa il capo del Cremlino

Alexei Anatolievich Navalny, ultimo leader dell’opposizione russa, è morto a 47 anni nel carcere dove Vladimir Putin l’aveva rinchiuso, a 60 chilometri dal Circolo polare artico.

Secondo i medici che hanno tentato di rianimarlo, citati da fonti russe, il decesso è stato causato da una trombosi «dopo una passeggiata», come forse viene definita in Siberia l’ora d’aria al gelo. Secondo la famiglia e molti leader occidentali si è invece trattato di un assassinio il cui mandante è Putin, che già aveva tentato di farlo uccidere nel 2020 con un agente nervino della classe dei Novichok. «Vladimir Putin è responsabile della morte di Navalny - ha detto il presidente americano Joe Biden in una conferenza - Non sono sorpreso e allo stesso tempo sono sconvolto. Quello che è successo è la prova della brutalità di Putin». Nel dicembre scorso, Navalny era scomparso dalla prigione della regione di Vladimir dove era stato rinchiuso dopo il suo rientro in Russia nel 2021. In gennaio si era saputo che era stato trasferito all’IK-3, il peggior penitenziario del Paese, chiamato il “lupo polare”, dove i detenuti perdono tutti i denti per la cattiva alimentazione. Doveva scontare lì 19 dei 30 anni di carcere che gli erano stati inflitti con generiche accuse di estremismo. Nonostante le dure condizioni di detenzione stava bene. 

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Navalny, l'ultimo messaggio

Mercoledì scorso aveva visto il suo avvocato, giovedì aveva parlato in video con un tribunale al quale si era rivolto per protestare contro le punizioni che gli venivano ripetutamente inflitte per bottoni slacciati o altre scuse. Ma era allegro e aveva scherzato con il giudice chiedendo di mandargli dei soldi, perché a furia di multe li stava finendo. Secondo la sua portavoce Kira Yarmish Navalny nell’ultimo anno e mezzo aveva trascorso ben 308 giorni in cella di isolamento. Nel suo ultimo messaggio scriveva: «Mi hanno appena dato 15 giorni di cella di punizione. È la quarta in meno di due mesi». Un freddo comunicato ha dato l’annuncio della morte: «Il 16 febbraio 2024 - dice il testo - nella colonia correzionale n. 3, il detenuto Navalny A. A. si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo conoscenza. Le misure di rianimazione non hanno dato risultati positivi». Ci vorrà un’autopsia, ma chissà quando, se, e da chi verrà fatta, per accertare le cause della morte ma la famiglia non ha dubbi: «Vorrei che Putin, i suoi amici, il suo governo - ha detto la moglie Yulia informata mentre partecipava alla conferenza per la sicurezza di Monaco - sapessero che saranno puniti per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito». 

@ilmessaggero.it ll dissidente russo Alexei Navalny è morto nella colonia penale a regime speciale di Kharp, nella regione artica di Yamalo Nenets, dove era rinchiuso. Lo ha riferito l'agenzia Tass, secondo cui il dissidente ha avvertito un malore dopo una passeggiata. Le reazioni dei Paesi Nato ed europei non si sono fatte attendere, l'avvocato sta volando nella colonia penale. Ma chi era Navalny? #ilmessaggero #navalny #morto #russia #dissidente #putin #geopolitics #tiktoknews ♬ Suspenseful and tense orchestra(1318015) - SoLaTiDo

Navalny, manifestazione fuori dall'Ambasciata russa a Berlino

 

Le reazioni 

Parlando dal palco ai delegati, e commuovendo tutti, ha aggiunto: «Cosa dovrei fare? Lasciare la conferenza o stare qui a fare il mio discorso? Farò come avrebbe fatto lui, starò qui a difendere i principi per i quali lottava». Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ci sono dubbi: «È stato ucciso, e Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini». Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha scritto su X che «l’Unione Europea ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte». «Un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime», ha aggiunto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto una «indagine trasparente». Mosca ha replicato con la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: «La reazione dei leader della Nato, sotto forma di accuse dirette contro la Russia, mostra la natura di questi Paesi. Non esiste ancora un esame forense, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte». Non in Italia, vista la prudentissima dichiarazione della premier Giorgia Meloni: «La morte di Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza». Una prudenza condivisa anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, «molto colpito dalla morte di Navalny dopo anni di persecuzione e di prigione». A Mosca, quando si è diffusa la notizia, centinaia di mazzi di fiori sono stati deposti dalla gente allo Solovetsky memorial, che commemora le vittime della repressione di Stalin. I fiori erano così tanti che hanno ricoperto il monumento. Ma Putin tace: dal 15 al 17 marzo ci sono le elezioni che lo confermeranno al potere per il quinto mandato. Presto batterà Stalin come il leader più longevo della Russia, e forse anche come il presidente con meno oppositori ancora in vita.

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA