ROMA Uomo dalle scelte perentorie. Plasmate da un carattere solo apparentemente mite, nel Pci i compagni lo avevano ribattezzato "Il Cardinale", ma in verità ferreo e risoluto. A Giorgio Napolitano gli storici dovranno però dare atto di un tratto che è merce rara in politica.
LA RIABILITAZIONE
Decisionista, perfezionista (ne sanno qualcosa i suoi assistenti al Quirinale), Napolitano sapeva tornare sui suoi passi. Lo ha fatto quando ha scelto, appena presidente, di riabilitare in pubblico la figura di Giovanni Leone. Il predecessore al Quirinale costretto alle dimissioni anche da Berlinguer e i comunisti sulla scia di una feroce campagna della stampa rossa per lo scandalo Lockheed, cui anni dopo il presidente Dc fu riconosciuto estraneo. «Una prova estrema di responsabilità verso le istituzioni della Repubblica», riconobbe in seguito Napolitano parlando delle dimissioni di Leone, «un padre della Costituzione». In quella condanna facile dell'ex inquilino del Colle Napolitano scorse in seguito i prodromi di una pericolosa deriva giustizialista cara alla politica italiana. E contro certo giustizialismo sostenne, ai tempi del governo Renzi, la proposta di restringere il ricorso sconfinato e scriteriato alle intercettazioni telefoniche, «spesso manipolate, estrapolate dal contesto».
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Di queste angosce era morto nel 2012, ne era convinto, il suo carissimo consigliere e magistrato Loris D'Ambrosio, deceduto per un arresto cardiaco dopo «una violenta campagna» per le intercettazioni delle sue telefonate con l'ex Guardasigilli Mancino nell'inchiesta Stato-Mafia. Seguì una gogna mediatica chiusa nel nulla, poi la tragica fine. Fu un colpo duro per il Presidente, «certe cose non le dimentico». Tante le sfide combattute dentro e fuori le istituzioni e in ogni campo. Soprattutto lì dove l'etica e la politica si incontrano e devono trovare un compromesso. Fu il caso del discusso sostegno all'eutanasia per Eluana Englaro, la giovane rimasta 17 anni in stato vegetativo dopo un incidente. La prima, insanabile rottura con Berlusconi. Ma anche della riforma "Turco-Napolitano", che istituiva i primi centri di permanenza e che ancora oggi costituisce l'ossatura della normativa sui migranti in Italia. Sono le mille battaglie di Giorgio il "mite". Che come lui, piaccia o no, hanno lasciato il segno.
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