A un certo punto, ieri, Marta Fascina ha staccato il telefonino perché aveva ricevuto troppe telefonate, troppi «un bacio per il Presidente, e in bocca al lupo», troppi messaggi di auguri di pronta guarigione, di lamenti («E adesso come faremo?»), di scongiuri e comunque di infinito affetto per Silvio Berlusconi.
LE TELEFONATE
Nel telefono di Marta che verso sera è diventato muto c’è tutta la centralità di Fascina, della quasi consorte (anzi lui la chiama «Mia moglie») con al dito anche ieri l’anello nuziale di Damiani come totem e portafortuna, che in questa circostanza sta agendo da tramite universalmente accettato tra famiglia e partito, tra famiglia e governo (i ministri chiamano lei per sapere lui come sta), tra famiglia e azienda e perfino tra famiglia e società intesa come la società di calcio del Monza, guidata da Adriano Galliani insieme a Berlusconi. E dunque c’è tutta la famiglia al San Raffaele - ecco Marina e Piersilvio, il fratello Paolo e poi Barbara, Eleonora, Luigi - e Marta funge da snodo, da raccordo, da “una di noi”, da potente tra i potenti nella gerarchia degli affetti e dei pesi della dinastia di Casa d’Arcore. Dove oltre alla regina madre - il titolo senza più Mamma Rosa spetta a Marina - c’è la trentatreenne titolare dell’«amor totale»: quello che secondo Berlusconi lo lega a Marta. C’è chi come Gianni Letta e Fedele Confalonieri chiama continuamente Marina: «Notizie? La situazione migliora?». E lei: «Stazionarie». C’è chi, come Giorgia Meloni, s’informa un po’ con tutti, compresi Letta, Marina e naturalmente l’amico e collega di governo Tajani. C’è chi, specie nel mondo Mediaset, ha scelto Paolo Berlusconi per stare vicino a Silvio: «E allora? Meglio, peggio o uguale?». Ma più o meno tutti fanno riferimento a Marta, anche quando non la trovano al telefono perché lei non risponde: «Perché mi risponde sempre la segreteria telefonica? Buon segno o cattivo segno?». Una giornata così, quella del ricovero di Silvio e della riconosciuta leadership, ma da prima “inter pares” con i 5 figli di lui e guai ad allargarsi troppo, di Fascina. La quale a un certo punto si vede comparire davanti Ronzulli, accorsa a sua volta al nosocomio milanese dove resta un’ora ma non essendo una familiare non può avvicinarsi al reparto di terapia intensiva. E al netto delle divisioni politiche Licia condivide a sua volta una giornata non facile per nessuno e gonfia di punti interrogativi per tutti: che cosa ne sarà del partito se Silvio dovesse continuare a non stare bene o se si riprenderà ma molla o se non si rivelerà eterno?
IL DOLORE
Sgarbi, che si sente uno di casa e un po’ lo è, così come un Salvini dolente e preoccupato, assicura: «Silvio risorgerà a Pasqua. Solo lui poteva fare questo colpaccio!». Ma scherza Vittorio, cercando di alleviare il dolore personale e di gruppo. Berlusconi il suo dolore in petto lo ha esternato anzitutto a Marta ed è stata lei, insieme a un corteo di auto presidenziali, ad accompagnare Berlusconi al San Raffaele. Dove ha deciso di trascorrere la prima notte a pochi metri dal suo amore, mandandogli sorrisi e facendogli vedere fiori. E magari chissà, tra una telefonata alla madre, al papà e al fratello (occhio, i Fascina ormai sono di casa a casa Berlusconi) e all’amico del cuore Tullio Ferrante - sottosegretario alle Infrastrutture, responsabile adesioni del partito e in prospettiva anche molto di più dentro Forza Italia - nella lunga prima notte avrà ascoltato le canzoni napoletane di Passione, l’adoratissimo film di John Turturro sulla storia della musica partenopea su cui lei ha fatto la tesi di laurea e che ha fatto immensamente amare pure a Silvio.
IL POTERE DELLE DONNE
Marina vigila come al solito e più del solito e a parlare con il professor Zangrillo è soprattutto lei. Marta smista il traffico affettivo e, al di qua del vetro, massaggia il cuore del suo amato come sa fare solo lei. E il potere delle donne è quello su cui sta confidando il Cavaliere, nel momento del bisogno.