Manolo Portanova, il calciatore condannato per stupro torna in campo. La vittima: «Fa male». La Reggiana: «Né santo né criminale»

Una decisione che ha scatenato le polemiche tra i tifosi della Reggiana e delle associazioni femministe

Sabato 5 Agosto 2023
Manolo Portanova, il calciatore condannato per stupro torna in campo. La vittima: «Fa male». La Reggiana: «Né santo né criminale»

Manolo Portanova è stato condannato per violenza sessuale, ma può continuare a giocare a calcio. Il centrocampista 23enne potrà essere tesserato regolarmente per la Reggiana e giocare in Serie B. Il Tribunale Nazionale della Federcalcio,infatti, si è dichiarato incompetente sul caso del giocatore. E dopo che la Procura Figc lo aveva deferito nel dicembre scorso, adesso tornerà in campo. 

Una decisione che ha scatenato le polemiche tra i tifosi della Reggiana e delle associazioni femministe, ma non solo. Mentre lui sui social celebra la notizia con una storia su Instagram, la prima a non esser contenta è sicuramente la vittima.

Ma procediamo con ordine. 

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La ricostruzione

Manolo Portanova, 23 anni, era stato condannato in primo grado a sei anni di carcere per stupro di gruppo commesso nei confronti di una studentessa di 22 anni che a più riprese aveva dichiarato che gli aggressori volevano farla passare per «una poco di buono». Nella notte tra il 30 e il 31 maggio di due anni fa, in un appartamento nei pressi di Piazza del Campo a Siena è andata in scena la violenza di gruppo.

E la sentenza ha sancito che si trattava di violenza sessuale con queste motivazioni: «La vittima trattata come un oggetto e presa a schiaffi».

Oggi, però, grazie al nulla osta federale, Portanova potrà tornare in campo. Una decisione che ha scatenato l'ira della vittima che, sulle pagine de La Repubblica, si è sfogata.

«Fa male vederlo in campo»

La giovane non riesce proprio a farsene una ragione. Veder tornare in campo l'uomo che ha abusato di lei e continuare la vita di sempre sono come una seconda profonda ferita nella sua testa. 

Lei che fin da subito ha dovuto difendersi dall'accusa di aver inventato tutto, ancora una volta parte sulla difensiva: «Perché avrei dovuto inventare tutto? Il suo nome non mi ha portato nulla di positivo, non ho ottenuto niente da questa storia, solo dolore per me e la mia famiglia».

E poi lo sfogo: «Fa male vederlo di nuovo in campo. Ha sempre rifiutato il confronto in aula», spiega la giovane vittima. Ma non è l'unica a ritenere la decisione sbagliata. Dopo il rifiuto dei tifosi del Bari di vedere il giocatore indossare i propri colori, anche molte associazioni femministe si sono infuriate e i tifosi emiliani che lo vedranno in campo ogni sabato sono in rivolta. Eppure c'è anche chi difende la scelta fatta.

«Giusto farlo lavorare, così potrà pagare i danni»

A considerare giusto il suo rientro in campo è la famiglia di Jessica Filianti, uccisa a soli 17 anni (nel 1996) a coltellare dall'ex fidanzato. Uno dei femminicidi più efferati della storia recente del nostro Paese che, come sottolineano i familiari, non ha avuto la giustizia sperata. 

A parlare a Il Resto del Carlino è la mamma di Jessica, Giuliana Reggio, che da tempo è divenuta un vero e proprio simbolo dell'anti violenza in Italia. «Non abbiamo visto le femministe andare a protestare davanti al luogo dove lavora adesso l’assassino della nostra Jessica...», spiega la donna.

E sulle polemiche di queste settimane attorno al calciatore ex Genoa, vuole dire la sua. Non una difesa all'atleta, perché quanto accaduto è quello contro cui lotta da anni, ma una riflessione non banale su quanto sta accadendo. 

«Sono sempre dalla parte delle donne e contro ogni tipo di crimine, lo sanno tutti - spiega Giuliana -. Non conosco bene i fatti che accusano Portanova e non sono un giudice. Al terzo grado si capirà se è colpevole. Io dico solo questo: a me hanno tolto una figlia in malo modo, con 43 coltellate a soli 17 anni. L’assassino è finito in carcere subito, poi gli è stato inflitto l’ergastolo e alla fine è uscito. Si è laureato nel penitenziario, ha trovato un lavoro, si è reintegrato nella società e ha pure una figlia. A lui hanno dato la possibilità di rifarsi una vita... È giusto che Portanova continui a lavorare. Anche perché in questo modo può guadagnare denaro che potrebbe essere utile qualora dovesse essere riconosciuto colpevole, al fine di risarcire la vittima. A noi hanno tolto una figlia e non ci è stato dato neppure un euro di risarcimento...».

La Reggina: «Né santo né criminale»

«Manolo Portanova per noi è un calciatore come gli altri». La Reggiana non ha dubbi. Nonostante la condanna in primo grado a 6 anni per stupro di gruppo, il giocatore, appena preso in prestito dal Genoa, potrebbe scendere in campo già domani nella partita di Coppa Italia contro il Pescara. Il direttore sportivo Roberto Goretti dice che «la Reggiana non intende in questa fase entrare nel merito della vicenda giudiziaria del calciatore, nel rispetto di tutte le parti processuali, ritenendo che questo compito spetti esclusivamente agli organi competenti».

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