Lo sfregiatore adesso è libero in Albania. Due anni prima del tempo. Rubin Talaban, 41 anni, condannato con sentenza definitiva a 12 anni di reclusione per aver lanciato l’acido in faccia a Lucia Annibali non è più in carcere.
LA SCOPERTA
L’occasione per ricostruire le ultime vicende legate a Talaban è stata un processo che si è svolto ieri mattina in tribunale a Pesaro. Coinvolto nel dibattimento Rubin Talaban, questa volta per presunte questioni di droga. E quello che emerge dall’udienza è che Talaban oggi è un cittadino libero e vive in Albania. Non è più detenuto per il caso di Lucia Annibali. È stato espulso lo scorso aprile, accompagnato alla frontiera dagli agenti di polizia. Considerati anche altri precedenti, la pena sarebbe stata espiata il 9 ottobre 2024, compresi gli 855 giorni concessi di liberazione anticipata per buona condotta. Quindi, mancando meno di due anni alla fine della sua pena, Talaban ha potuto chiedere la scarcerazione e l’espulsione dall’Italia. Non vi potrà far rientro per 10 anni e qualora dovesse essere trovato sul nostro territorio nazionale, sarebbe arrestato e riportato in carcere per terminare la condanna e alla pena si aggiungerebbe anche quella per il rientro anticipato.
Talaban fu arrestato il primo maggio del 2013 a San Salvo Marina, in provincia di Chieti, dopo quindici giorni di latitanza, con l’accusa di aver aggredito Lucia Annibali. Stava per fuggire verso l’Albania. Secondo gli inquirenti Talaban avrebbe ricevuto 30mila euro da Varani, l’ex fidanzato mosso da un sentimento di vendetta per un amore finito a cui non si rassegnava: 5mila da riscuotere subito e il resto dopo l’aggressione. Durante le indagini, erano state ritrovate tracce di acido con una concentrazione del 40% nell’auto di Rubin Talaban.
I carabinieri cercarono residui anche nelle scarpe dell’autore materiale del getto dell’acido, che erano state sotterrate. Dopo la condanna a 14 anni in primo grado, la pena fu ridotta a 12 in appello. Quanto al processo in corso, secondo l’accusa, nel 2013 si sarebbe liberato di un borsello durante un controllo delle forze dell’ordine. All’interno c’erano 9mila euro in contanti. Per l’accusa una somma con cui avrebbe dovuto acquistare droga (in auto con lui un altro personaggio noto per trascorsi con gli stupefacenti). Lui, difeso dall’avvocato Andrea Paponi, negò l’addebito. All’epoca era clandestino e avrebbe ricevuto la somma dal datore di lavoro per potersi sposare in Albania. Il legale contesta il fatto che la droga non sarebbe mai stata trovata, né intercettazioni che lo legassero al presunto scambio.