Un friulano a New York: «Stiamo vivendo quanto già visto in Italia»

Giovedì 2 Aprile 2020
Un friulano a New York: «Stiamo vivendo quanto già visto in Italia»
LA TESTIMONIANZA
UDINE Tra le silenziose strade di New York, un friulano pensa che «mai avrei pensato di vedere questo». Lo dice comunque con tranquillità, Davide Cremese, classe 1976, che da anni vive negli States e lavora per un'azienda della Brianza. «Si lavora da casa e la situazione non mi preoccupa particolarmente afferma - C'è apprensione perché non sappiamo cosa succederà, ma qui già il lock down ce l'aspettavamo».
EFFETTO PANDEMICO
Il Coronavirus sta travolgendo l'America, tanto che gli Stati Uniti sono la prima nazione al mondo per numero di contagiati. Tra gli americani di New York un friulano, originario di Udine, che non si perde d'animo. Cronaca dalla Grande Mela. «Siamo costantemente informati, ci chiedevamo soltanto quando sarebbe diventato reale qui». E così è avvenuto. «Fino a pochi giorni fa erano pochi i numeri alla mano racconta Davide per la mancanza di tamponi che ora si fanno in quantità e sono gratuiti». Prima che l'ondata di contagi raggiungesse l'America, infatti, il costo dei tamponi si aggirava attorno ai 3.000 dollari, cifra che stava mettendo in difficoltà anche chi vive nel perimetro di una delle più grandi potenze economiche mondiali.
NELLA GRANDE MELA
Davide vive negli Usa da 18 anni e lavora per Molteni, azienda italiana che opera nel settore dell'arredamento, e ben conosce la cultura americana. «Qui il problema è che la differenza tra uscire da casa per fare la spesa e fare comunella al parco pubblico non è chiaro a tutti». Questo fino a pochi giorni fa. «Anche a New York spiega i negozi sono chiusi, ma ci sono state molte chiusure indipendenti da parte delle grandi aziende». A conti fatti, insomma, già prima dell'emergenza, gli americani hanno abbassato le serrande senza glielo venisse imposto. «Tutto sommato commenta Davide i tempi sono stati paralleli a quelli dell'Italia. C'è paura nella città a più alta concentrazione di abitanti, basti pensare all'utilizzo che qui si fa di metro bus», sempre pieni. Ma l'Italia, anche a distanza, ha tutelato da subito i suoi lavoratori. «Da giorni conferma Davide qui lavoriamo in smart working e abbiamo buone reti informatiche», dettaglio non da poco che ha messo, invece, in difficoltà alcune aree dell'Italia. «Qui abbiamo chiuso subito lo showroom a Manhattan e lavoro da casa tranquillo».
FILO DIRETTO CON CASA
Costanti i contatti con la madre che vive a Udine, «mi dice ch si ritiene fortunata di vivere in Friuli». Una frase da dire sottovoce, ma qui effettivamente il Coronavirus pare si riesca a contenerlo. Per Davide, come per tante altre persone che vivono all'estero, sarà impossibile rientrare in Friuli per Pasqua. «E' tutto in stand by ammette sarei dovuto rientrare per il Salone del Mobile che è stato annullato, facendo una tappa a casa mia, ma per ora è tutto rimandato»; gli auguri di Pasqua saranno in videochiamata. Davide la prende con senso di responsabilità, «dobbiamo restare a casa, l'unico modo per combattere la pandemia è non uscire. Mi muovo con guanti e mascherina», ordinati in tempi non sospetti, oltre un mese fa. «Oggi c'è anche qui carenza di dispositivi, alcuni design di moda li stanno producendo» e circolano mascherine griffate a 190 euro l'una. È l'America. Ma Davide si è attrezzato per tempo: «Quando leggevo quello che stava succedendo in Cina pensavo a cosa sarebbe accaduto se tutto questo fosse arrivato a New York, ed è e arrivato». In casa ha una confezione di mascherine costata 50 dollari e senza fare la fila per acquistarle. L'unica incognita, per lui, è capire come sarà gestito tutto questo a Manhattan.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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