LA PROPOSTA
UDINE No a possibili «furbetti» del bonus destinato ai

Sabato 16 Gennaio 2021
LA PROPOSTA
UDINE No a possibili «furbetti» del bonus destinato ai vaccinatori. E no anche a «figli e figliastri» fra gli infermieri, con il rischio di tagliare fuori proprio gli operatori che da mesi stanno combattendo la battaglia più dura, nei reparti covid, in quelli di emergenza o nei settori falcidiati dai contagi. Per questo gli Ordini delle professioni infermieristiche, come annuncia il presidente del Coordinamento Luciano Clarizia, presenteranno alla Regione una proposta precisa, in vista del debutto della campagna vaccinale su larga scala che riguarderà un po' alla volta tutta la popolazione (a partire dagli ultraottantenni e dai disabili, nella fase 2) e che richiederà ranghi nutriti fra gli operatori della salute. L'idea è quella di una rotazione con criteri omogenei.
LA PROPOSTA
Giova un passo indietro. Le vaccinazioni saranno eseguite in via prioritaria dagli specializzandi e dal personale individuato dal bando del commissario Arcuri (a cui però hanno risposto meno di 4mila infermieri in Italia, su un fabbisogno di 12mila). A dare man forte anche il personale interno, fuori dall'orario di lavoro: la Regione ha previsto una retribuzione di 50 euro all'ora per gli infermieri e di 80 per i medici. Ed è a questo punto che si inserisce la proposta dell'Opi, come spiega Stefano Giglio, presidente dell'Ordine udinese: «L'operazione va organizzata molto bene. Proporremo che ogni infermiere possa andare in una delle giornate di riposo, una volta al mese, a fare i vaccini, in modo da consentire a tutti, a rotazione, di prendere quei 50 euro all'ora. Finito il giro, si tornerà a riprendere la rotazione. In questo modo tutti potranno se lo vorranno dedicare un giorno di riposo al mese a questa campagna e, visto che il periodo si annuncia lungo, tutti avranno la possibilità di fare almeno una rotazione. Ma bisogna fare attenzione che la programmazione sia fatta in modo trasparente. Se noteremo discriminazioni, interverremo». Questo dovrebbe garantire anche chi rischia, più di altri, complici i turni pesanti e la carenza di organico, di restare tagliato fuori, come il personale dei reparti covid. Anche lo stesso Giglio lavora in Rianimazione, ma, esemplifica, «con questo sistema se decidessi di usare uno dei quattro riposi mensili per fare le vaccinazioni, magari un pomeriggio dopo il turno, dalle 14 alle 22, lo posso fare. Anzi, per il personale dei reparti a rischio vorrebbe dire staccare psicologicamente dall'impegno quotidiano». Servono regole chiare, prosegue, per evitare «che qualcuno si inserisca in un percorso in modo furbesco. Stiamo già assistendo a persone che oltre a svolgere il proprio lavoro quotidiano si stanno già occupando di vaccini nel loro tempo libero e attenzioneremo la cosa». Per ora, aggiunge, «non ci sono ancora procedimenti disciplinari, ma li valuteremo se avremo delle evidenze di reale attestazione». Di sicuro, comunque, una regia con regole uguali per tutti sarebbe «un modo per evitare la giungla dei soliti furbetti. L'Ordine sarà attento a queste dinamiche per evitare cose spiacevoli».
La bozza del documento con le proposte da inviare all'assessore regionale Riccardo Riccardi è già pronta. «Siamo prossimi a presentarla - aggiunge Clarizia, presidente del Coordinamento regionale delle professioni infermieristiche -. Chiediamo che la rotazione da noi proposta sia adottata da tutte le Aziende della regione, in modo da uniformare il trattamento per tutti i dipendenti. Così non ci sarebbero difformità, per dire, fra Udine e Pordenone. Una giornata a turno al mese che consenta di avere il personale che serve per le vaccinazioni ed eviti discriminazioni. Né figli né figliastri, né furbetti: che le regole siano uguali per tutti e che nessuno possa dire niente. Saranno le Aziende a organizzare il sistema unico per indirizzare le prenotazioni interne dei vaccinatori». Se invece, «non c'è nessuno che fa verifiche», secondo Clariza, «si rischia davvero di avere figli e figliastri all'intero della categoria e non è corretto. Proprio chi ha faticato di più, come gli operatori rei reparti covid, rischiano di restare fuori perché hanno i turni più pesanti. Ma questo non va bene. Il nostro obiettivo è che non accada».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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