«La fila di ambulanze potrebbe riaccadere»

Mercoledì 2 Dicembre 2020
IL CASO
UDINE Ambulanze in fila fuori dal Pronto soccorso di Udine in attesa che i pazienti che trasportavano potessero essere accolti nell'area di emergenza. Una scena che sembrava inimmaginabile nel capoluogo friulano. Invece, è accaduto lunedì sera, in ospedale a Udine, a causa di una concentrazione record di accessi (nel momento di picco le Rsu AsuFc ne hanno contati 87). E il direttore generale Massimo Braganti, in tutta onestà, non si sente di escludere che possa accadere ancora, perché il lavoro è tanto e il personale non è abbastanza, nonostante tutti gli sforzi fatti - spiega - per assumere. Per reggere l'onda d'urto di questa seconda fase anche gli spazi sembrano non bastare mai. «I posti letto covid sono quattro volte quelli della prima ondata e rischiano di non essere sufficienti», dice il direttore. Che potrebbe attivarne altri 60-80, ma non può «perché non ho abbastanza personale».
LA REPLICA
Di fronte alla lettera firmata da 29 dirigenti medici della struttura operativa complessa Pronto soccorso-Medicina d'urgenza dell'ospedale di Udine, che si dicono «stremati» e «decimati» e denunciano una serie di criticità «che ci impediscono di gestire i pazienti nel rispetto della nostra etica professionale», Braganti mette in fila quanto è stato fatto negli scorsi mesi per l'area di emergenza. «Abbiamo fatto una serie di attività richieste dal responsabile del reparto, che ha sempre partecipato alle riunioni dell'unità di crisi. Abbiamo attivato 12 posti in più rispetto alla prima ondata. Abbiamo aumentato i filtri per i ricambi d'aria. Sono state aggiunte due sale operatorie ulteriori. La chiusura temporanea dei punti di primo intervento di Cividale e Gemona è nata proprio per avere ulteriori professionalità al Ps di Udine», spiega, dicendosi disponibile ad incontrare i medici assieme al direttore medico di presidio Luca Lattuada. Inoltre, aggiunge, «abbiamo attivato posti letto covid che sono 4 volte quelli della prima ondata ma rischiano di non essere sufficienti. In totale adesso siamo sui circa 380 posti, nella prima ondata erano 90-95». Ne servirebbero altri, scrivono i medici e dicono i sindacalisti. Ma «la difficoltà che ho per attivare altri posti è la cronica mancanza di personale. Da marzo sto cercando di trovare con tutti gli appelli infermieri e operatori sociosanitari. Ho scorso tutte le graduatorie possibili, siamo arrivati a fare i contratti agli infermieri neodiplomati. Dall'altra parte abbiamo il problema del personale positivo». Gli operatori si sono sentiti offesi dal sentir dire che il contagio, lo avrebbero portato da casa, quando nella prima ondata i positivi in AsuFc erano 59 e oggi sono 498. «Capisco quello che dicono - spiega Braganti -. Il contact tracing viene fatto dal personale di Presidio. Non c'è certezza che si siano contagiati esternamente o internamente. Nella prima ondata abbiamo avuto la conferma che la quasi totalità del contagio fosse esterno. La prima parte della seconda ondata, a settembre, il contagio dei dipendenti, dai dati ricevuti, rimaneva esterna. Nella situazione attuale, la certezza che i contagi siano stati interni o esterni, non ce l'ho», ammette. Però, aggiunge, «rispetto alla prima ondata c'è la garanzia assoluta dei Dpi, i percorsi sono stati rivisti e ci sono responsabili che dovrebbero garantire la correttezza delle procedure».
La coda di 9 ambulanze in attesa fuori dal Pronto soccorso teme potrebbe riproporsi? «A fronte dell'attesa che c'era, siamo riusciti ad alleggerirla attivando altri 10 posti a Palmanova, ma non è detto che oggi non ci sia un ulteriore assalto. Non posso pianificarlo, non riuscendo a trovare altri professionisti». Insomma, la difficoltà potrebbe riproporsi «se ci troviamo di nuovo di fronte ad un'ondata di arrivi di ambulanze e una situazione di contagi che necessitano un ricovero, ci troviamo in una situazione in cui stanno dimettendo, ma sono sul filo del rasoio come disponibilità di spazi». In verità, dice, «io, potenzialmente, i posti letto li ho, potrei attivarne altri 60-80 covid internistici ma mi manca il personale per poterli aprire. L'elemento di criticità è questo». Di fronte a questa situazione al limite, Braganti rivolge un appello ai cittadini, di «andare al pronto soccorso solo nel caso di effettivo bisogno. Lunedì sera sono arrivate anche persone in codice verde che hanno dovuto aspettare e che magari non era necessario che arrivassero. L'invito è alla massima cautela. L'appello che rivolgo alla popolazione è questo: il virus non è passato e non è uno scherzo». Il Nursind dice che valuterà un eventuale esposto in Procura. «La segnalazione in Procura è già stata fatta dalla Cgil. Se si uniscono anche loro, vuol dire che passerò il tempo a rispondere». E aggiunge: «Per la partita delle assunzioni, nell'elenco degli infermieri della scuola ne abbiamo 28 in ingresso sui 63 possibili in graduatoria. 6 sono entrati oggi, 5 domani. Ma è un numero non esiguo, di più. Se il Nursind ha un elenco di professionisti che posso prendere, me lo passi e li assumo volentieri».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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