INDAGINE
UDINE L'inchiesta sul caso Sauvignon della Procura della Repubblica

Mercoledì 18 Ottobre 2017
INDAGINE
UDINE L'inchiesta sul caso Sauvignon della Procura della Repubblica di Udine, coordinata dal pubblico ministero Marco Panzeri, si è chiusa ieri davanti al giudice del tribunale di Udine Andrea Odoardo Comez con 41 patteggiamenti, fra persone fisiche e aziende agricole. Trentuno patteggiamenti, riguardano altrettante posizioni di persone fisiche, mentre dieci interessano aziende agricole e cantine coinvolte a vario titolo nell'inchiesta, partita nel 2015 e che ipotizzava la frode in commercio nella produzione di vini doc. Inchiesta e che si è poi estesa in altre località della penisola e ad altri vini pregiati italiani.
L'EPILOGO
A presentare istanza di patteggiamento era stato anche l'enologo friulano Ramon Persello, accusato di aver ideato l'esaltatore di aromi che migliorava il profumo del Sauvignon, finito al centro dell'inchiesta. Persello, rappresentato dall'avvocato del foro di Udine Luca Ponti, ha patteggiato per tutti gli episodi che gli venivano contestati in Friuli Venezia Giulia e fuori dalla nostra regione una pena di sei mesi con il beneficio della sospensione condizionale.
LE DIFESE
Come hanno fatto sapere gli avvocati Giuseppe e Carlotta Campeis, che rappresentavano 8 imputati e 3 società, «i produttori di Sauvignon scelgono la via dell'accordo con la Procura, per dedicarsi con tutte le loro forze alla qualità del prodotto ed alla tutela del loro marchio. È prevalsa unanimemente la convinzione che un'applicazione di sanzione sostitutiva pecuniaria avrebbe evitato una impegnativa, in termini di tempo e denaro, verifica dibattimentale degli assunti accusatori. Così valutata la vicenda - prosegue in una nota il legale - con reciproci sacrifici delle parti, il pagamento di una multa evita un impegnativo confronto fra accusa e difesa in aule di Giustizia e quindi una pubblicità protratta nel tempo (tre almeno i gradi possibili) che non avrebbe giovato comunque qualunque fosse stato l'esito - all'economia regionale». Le posizioni di altri indagati erano invece già state archiviate in precedenza: la vicenda per loro si era chiusa con un decreto emesso dal gip su istanza dello stesso pm titolare del fascicolo.
LA PROCURA
In serata la Procura della Repubblica di Udine in una nota ha precisato che la definizione del procedimento «con la pronuncia di una sentenza di applicazione pena (cosiddetto patteggiamento) su istanza di 31 indagati e 10 persone giuridiche conferma la solidità dell'impianto accusatorio e del materiale probatorio acquisito nel corso delle indagini preliminari dai militari del Nas Carabinieri Udine e dal personale dell'Icqrf di Udine in ordine alle pratiche di sofisticazione di vini prodotti da svariate aziende regionali».
«L'intervento di questa Procura della Repubblica - conclude la nota di Palazzo Lovaria -, oltre a porre termine a un fenomeno illecito (per quanto non nocivo per la salute dei consumatori), si è risolto in ultima analisi in una forma di tutela e garanzia per un settore economico di primaria rilevanza per la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia».
L'INCHIESTA
L'inchiesta Sauvignon è nata in Procura a Udine in seguito a un'accurata indagine sulla sofisticazione di vini, tra cui appunto il pregiato bianco friulano, con un esaltatore degli aromi, una sostanza non dannosa per la salute dei consumatori ma non prevista nei disciplinari di produzione.
L'inchiesta, con al centro l'enologo friulano, era partita su segnalazione di alcuni produttori delle province di Udine e Gorizia e si era successivamente allargata anche ad altre realtà compresa una cantina della provincia di Chieti dove i Nas avevano sequestrato 20 mila litri di vino di diverse varietà abruzzesi che si ipotizzava sofisticato in questo caso con sale rosa dell'Himalaya e integratori alimentari a base di aminoacidi utilizzati per modificare la sapidità degli aromi.
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