I medici polemizzano sulle risposte «Due mondi separati che non parlano»

Domenica 6 Giugno 2021
I medici polemizzano sulle risposte «Due mondi separati che non parlano»
LA POLEMICA
UDINE Parla di «due mondi separati che non comunicano per responsabilità di chi amministra» Stefano Vignando, presidente regionale Snami, sindacato dei dottori di medicina generale, che torna a rinfocolare la polemica sul rapporto fra la centrale operativa che guida la regia dei soccorsi e i medici di continuità assistenziale (le guardie mediche). Un tema non nuovo, su cui già si erano registrati confronti anche piuttosto accesi fra sindacati e che probabilmente sarà all'attenzione del neodirettore Amato De Monte, nominato da Arcs in comando alla Sores di Palmanova.
L'EPISODIO
Vignando cita la segnalazione di una dottoressa attiva sul territorio di Asfo, ma, dice, «quello che è accaduto è una costante in tutta la Regione. Abbiamo accumulato come sindacato numerose segnalazioni di questo tono, che rivelano come il sistema non sia coordinato e non ci sia a nostro avviso un reciproco rispetto fra professioni». Il medico di guardia pordenonese il 3 giugno ha scritto al direttore di distretto del Noncello, al direttore sanitario di Asfo e alla stessa Sores per segnalare un fatto accaduto a maggio durante un servizio notturno. L'aveva chiamata il figlio di un 74enne con più patologie e reduce dall'amputazione di un piede, segnalando che il padre era in affanno respiratorio, con febbre oltre i 39. Alla guardia medica il figlio era stato indirizzato dalla centrale operativa. Ma, scrive la dottoressa, l'operatore «ritenendo inappropriata la richiesta del familiare e negando quindi l'intervento dell'ambulanza a domicilio del paziente consigliava di contattare la continuità assistenziale». Così il medico, nella sua segnalazione, ha spiegato di essere andata a casa del malato, che era già stato contagiato dal covid a gennaio ed era in attesa del vaccino. E a domicilio «il quadro generale mi appariva fin da subito compromesso», era «fortemente astenico» e con 39,5 di febbre. Sospettando una possibile infezione a quel punto il medico racconta di essersi rivolta a sua volta all'operatore, che, a suo dire, si sarebbe messo a «sindacare sulla mia valutazione medica». Ma la dottoressa riferisce di aver insistito e così «l'operatore dopo aver cercato più e più volte di convincermi che la mia fosse una richiesta del tutto inadeguata, ha mandato i soccorsi da me richiesti e il paziente è attualmente ricoverato da quella notte in ospedale a Pordenone».
Per Vignando tanto basta per dire che «in generale non c'è grande coordinamento ed è necessario riprendere in mano tutto il sistema dell'emergenza-urgenza che oggi come oggi è nell'occhio del ciclone. Il coinvolgimento dei medici convenzionati è nei fatti un'incompiuta. Non c'è stato un tavolo per poterli coinvolgere in modo adeguato: tuttora sono due mondi che non si parlano, per responsabilità della direzione centrale Salute e della Regione».
NURSIND
Se il direttore di Arcs (da cui Sores dipende) non commente, non si è fatta attendere invece la replica del Nursind, che già era intervenuto a sostegno degli infermieri della Sores rispondendo qualche tempo fa per le rime a una lettera dello Snami pordenonese, sui turni scoperti dei medici di guardia e le constatazioni di decessi. La segnalazione della dottoressa, dice Luca Simone Abbate (Nursind) «lascia il tempo che trova, i toni e modalità sono sempre soggettive. Quello che interpreta il medico può non essere oggettivamente aderente a quello che è successo. Comunque sia se la vediamo nell'ottica del paziente, nulla è andato storto, il lavoro dell'infermiere è quello di filtrare i casi, altrimenti i pronto soccorso scoppierebbero. Sui toni usati non entro in merito, ma solo sicuro che tutto è stato fatto al fine di salvaguardare la salute del paziente. Questa è la mia posizione come dirigente sindacale. Attendiamo ancora il tavolo di confronto per decidere insieme le migliori strategie d'intervento ma nessuno si è fatto ancora sentire».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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