Carismatico e provocatore Si presenta con un «daje»

Mercoledì 5 Maggio 2021
Carismatico e provocatore Si presenta con un «daje»
IL PERSONAGGIO
ROMA Ci sarà anche chi, di Mourinho, ricorderà gli ultimi tre esoneri, di fila: dal Chelsea, dallo United e dal Tottenham. Tutti e tre in Premier, la sua comfort zone, lì è esploso, lì si è sentito a casa per anni. Ma di Mourinho, forse, al di là del suo impatto mediatico, è giusto ricordare i successi, 25 i titoli messi in tasca, che lo hanno reso speciale. Anzi, tituli, per dirla come lui. E ora che ha 58 anni, accettando Roma, non ha smesso di sognare di riempire ancor di più la sua bacheca, magari passando da special in modalità normal, ma pure sempre di Mourinho si parla ed è tanta roba. Nella Capitale, se dovesse vincere, arriverebbe alla santificazione, visto che la Roma non alza un trofeo dal 2008. José ha ottenuto successi ovunque, in Portogallo (due campionati, una coppa e una supercoppa nazionale); in Inghilterra (4 coppe di Lega con il Chelsea e una con lo United), 3 Premier League (con il Chelsea); due Community Shield con Chelsea a United e una coppa d'Inghilterra sempre con i Blues. In Italia, con l'Inter, ha portato a casa due scudetti, una Supercoppa e una coppa Italia per poi emigrare in Spagna, sulla panchina del Real Madrid, con cui ha alzato una Coppa e una Supercoppa, più un trofeo della Liga, lasciandosi poi con Florentino Perez senza grossi rimpianti. E veniamo alle competizioni internazionali: due Champions, con Porto e Inter, più due Europa League con Porto e United.
L'UOMO NUOVO
Da quando ha lasciato l'Inter dopo aver vinto il triplete, Josè ha vinto poco per i suoi standard: il tripletino con lo United, fatto da Europa League, Coppa di Lega inglese e Community Shield. È l'unico allenatore ad aver raggiunto la finale di Coppa di Lega inglese con tre squadre diverse, Chelsea, Manchester e Tottenham, anche se con gli Spurs si è lasciato male (86 gare complessive: 45 vittorie, 17 pareggi, 24 sconfitte), detestato da molti giocatori, un qualcosa che va in controtendenza con quanto fatto vedere in passato, con calciatori disposti a tutto per lui (parole di Marco Materazzi e non solo le sue). Ha combattuto e vinto contro il rumore dei nemici, in Spagna aveva Guardiola come rivale acerrimo, qui Ranieri e Spalletti, in Inghilterra via via li ha cambiati, passando da Ferguson a Conte, fino a Wenger. Si è creato il vestito di anti juventino, figura che andava bene quando allenava l'Inter e va forse ancora meglio ora che sarà l'allenatore della Roma. Non ha bisogno di ammiccare ai tifosi, ma quando ci prova, li ipnotizza: ieri via social ha cominciato con un «daje» e poi, pubblicando la sua nuova cover giallorossa del cellulare ha chiuso con un «forza magica Roma», la Ryanair ha promosso i voli Roma-Londra appena uscita la notizia del suo arrivo nella Capitale. Un uomo immagine naturale, insomma. È già un idolo nella Capitale. Come lo è stato a Milano, quando il primo giorno si è presentato dicendo «non sono un pirla». «Speravo de Mourì prima», il tormentone che girava ieri sui social tra i tifosi giallorossi che rialzano la testa. Mourinho è anche un capopopolo.
Roma si è già scaldata, pronta a mettersi le manette e andare in guerra con José. E, sui social, ieri si è presentato: «Ringrazio la famiglia Friedkin per avermi scelto a guidare questo grande Club e per avermi reso parte della loro visione. La società è ambiziosa, vogliamo costruire un progetto vincente. Dopo essermi confrontato con la proprietà e con Tiago Pinto ho capito immediatamente quanto sia alta l'ambizione di questa società. Questa aspirazione e questa spinta sono le stesse che mi motivano da sempre e insieme vogliamo costruire un percorso vincente negli anni a venire. L'incredibile passione dei tifosi della Roma mi ha convinto ad accettare l'incarico».
Alessandro Angeloni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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