Una Venezia più moderna, che funga da perno centrale per la distribuzione del

Lunedì 27 Aprile 2020
Una Venezia più moderna, che funga da perno centrale per la distribuzione del turismo verso tutto il territorio regionale, ma che sia più accogliente e maggiormente dotata di infrastrutture. Immagina così Mariano Carraro, presidente dell'ordine degli ingegneri veneziano, la città dopo il coronavirus.
«Immagino un turismo più interessato agli aspetti culturali, storici e meno di massa. Forse è un sogno difficile, perché i turisti saranno sempre attratti dalle bellezze paesaggistiche e da cartolina, ma lo sforzo va fatto».
Quale sforzo?
«Quello per incentivare un afflusso più colto, con turismo mirato, magari puntando a più giorni, sui musei da visitare, la sua storia e i risvolti culturali. E poi ci sono le bellezze naturali come laguna e Torcello, Pellestrina, Chioggia».
L'idea è quindi di non concentrare?
«Sì, non bisogna portare tutti i turisti a San Marco, ma in tutto il territorio provinciale. Il turista va condotto per fagli vedere l'intero Veneto, utilizzando la città come una calamita e poi dirigere facendo vedere intorno, anche dal punto di vista enogastronomico».
Che ruolo può avere l'ingegneria?
«Ci sta. Gli spazi di accoglienza e le infrastrutture devono esser adeguate».
Può spiegare il senso di infrastrutture e accoglienza?
«Quando si viaggia in Francia, qualunque sito archeologico e turistico è dotato di infrastrutture che accolgono. Ci sono spazi, parcheggi, aree dedicate al merchandising, prodotti collegati al sito. Serve far in modo che i turisti fruiscano al meglio dal sito».
Un ruolo determinante lo giocano i collegamenti.
«Naturalmente. Infrastrutture di collegamento alternativo dall'aeroporto come la sublagunare sono da prendersi in considerazione, è una strada quasi obbligata per diffondere e non concentrare».
Altri interventi che immagina?
«Per portare la gente dall'aeroporto ci devono essere sistemi di mobilità come i treni. Bisogna infrastrutturare il territorio, spingere le idee portanti che da tanto sono in campo».
E le risorse?
«Questo pensiero comporta risorse consistenti, ma si possono coinvolgere capitali privati per realizzare strutture utili».
Che ne pensa degli hotel a Mestre?
«Ormai ci sono e si deve tenerseli, giusto o sbagliato che sia, non entro nel merito, certo che hanno determinato una concentrazione di turismo che dovrebbe esser l'opposto da perseguire».
Il coronavirus può essere una opportunità?
«È un'occasione che va colta per diversificare il territorio turistico, magari gli hotel di Mestre potremmo utilizzarli nell'ottica di distribuzione del territorio».
E dal punto di vista delle infrastrutture, potrebbe essere il momento per avviare i lavori? «Ora si possono realizzare infrastrutture e migliorare la qualità della città. Si dovrebbero fare tutta quella serie di manutenzioni che solitamente, quando vengono realizzate in condizioni normali, creano disagio».
Cosa ne pensa di un terzo ponte della Libertà?
«Nell'ottica della diversificazione degli accessi potrebbe essere anche utile, ma ci si deve arrivare con un sistema strutturato e non saprei come vedere un nuovo accesso carrabile, vedrei meglio una sublagunare dall'aeroporto o il potenziamento della Fusina-Zattere. Il grande nodo irrisolto è Porto Marghera, cosa vogliamo farne?» .
Lo dica lei.
«Ci sono tante idee, bisognerebbe realizzarne qualcuna. Rimane del turismo, con le navi, o un polo industriale? È questo l'insieme di valenze che dovrebbe esser discusso, deciso e realizzato in tempi brevi».
Cambiando il tema, come vede le università?
«Sono importantissime, il ruolo che Iuav ha avuto per nuove idee, stimoli, nel campo architetture, quindi in seguito anche per l'ingegneria, è notevole. Deve farlo continuando come motore nello sviluppo. Ca' Foscari invece potrebbe centrarsi sulle tecnologie che mirino a uno sviluppo sostenibile».
E le istituzioni? che ruolo possono avere?
«Istituzioni pubbliche e altri soggetti devono interagire per cooperare con quegli obiettivi di sostenibilità, di energie verdi Ce n'è da fare fin che si vuole, bisogna concretizzare».
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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