Ulss a caccia di primari «Il covid peggiora le cose»

Giovedì 16 Dicembre 2021
Ulss a caccia di primari «Il covid peggiora le cose»
LA SANITÀ
BELLUNO Quella di Belluno è una provincia che soffre sul piano sanitario. Mancano infermieri e oss (in ospedale ma soprattutto nelle case di riposo). Mancano guardie mediche, tanto che l'attività è già stata rimodulata. Mancano primari. Nei giorni scorsi l'Ulss Dolomiti ha comunicato di aver approvato i bandi per l'avvio delle procedure concorsuali per la copertura di cinque posti di direzione delle unità operative complesse di Geriatria Feltre, Radiologia Belluno, Medicina Generale Pieve di Cadore, Disabilità e non autosufficienza di Belluno, Infanzia, Adolescenza e Famiglia di Feltre.
LE SCADENZE
Gli avvisi saranno pubblicati sul Bollettino ufficiale regionale (Bur) e successivamente in Gazzetta Ufficiale. Dopo di che partirà il conto alla rovescia, cioè 30 giorni, per la presentazione delle domande. La paura, però, è che i bandi vadano deserti.
RASSEGNAZIONE
«Purtroppo non porti a casa niente commenta, con rammarico, il presidente dell'Ordine dei medici e degli odontoiatri di Belluno Stefano Capelli Però non esiste altra strada, se non quella dei contratti con le cooperative che già ci sono, sia a Belluno che altrove». I posti apicali scoperti non dovrebbero essere numerosi, quello che manca è il ricambio che non avviene quando un professionista va in pensione o decide di lavorare in altra ulss: «I meccanismi normativi previsti per ricoprire i posti sono stati tutti applicati continua Capelli peccato che manca la risorsa umana a cui attingere. A questo elemento ugualmente spalmato in tutta Italia si aggiunge la perificità di Belluno. Se i medici non vengono devi pagarli molto di più, ma bisogna trovare il modo per farlo, altrimenti i giovani laureati vanno a lavorare in Usca o da un'altra parte. Io farei la stessa scelta se fossi al loro posto». La causa di questa situazione non è unica. Ci sono diversi elementi che giocano a sfavore e che sono confluiti, spiega Capelli, «in un momento in cui c'è piovuto sopra anche il covid che non ha fatto altro che tirare fuori il problema anche al cittadino: vai in ospedale ma non è detto che risolvi il problema».
IL BOLLETTINO
Il numero di positivi, infatti, è sempre più alto. Ieri sono stati scoperti 90 nuovi casi che portano il totale dei bellunesi con il virus a 1127. Questo ha effetto anche sugli ospedali: al momento ci sono 4 pazienti covid in Terapia Intensiva, 31 in area non critica, 7 nell'ospedale di comunità. Ed è già arrivato il momento in cui alcuni reparti, come la Pneumologia di Belluno, sono stati costretti a ridurre l'attività di cura e diagnostica per i pazienti normali (senza covid). La carenza di professionisti è generale e investe la sanità a 360 gradi. Come uscirne allora? «Per Belluno riflette il presidente dell'Ordine dei Medici bisogna trovare un pacchetto di deliverables, fatto di utilities e facilities, che non sono benefit, cioè soldi, ma l'asilo vicino a casa, internet che funziona, lo stipendio più alto. In alcuni comuni della parte alta della provincia qualcuno si è già mosso. Quindi si può fare ma occorre una comunione di intenti tra soggetti diversi. Oltre all'azienda sanitaria anche la Provincia, i Comuni, le associazioni di volontariato: ciascuno può fare un pezzettino ma bisogna farlo insieme per rendere più appetibile il territorio bellunese».
ORIENTAMENTO POTENZIAMENTO
Nell'elenco è compresa anche la scuola. Da settembre, agli studenti dei licei Galilei-Tiziano, è stata data la possibilità di seguire un percorso di potenziamento-orientamento di durata triennale in cui vengono studiate e approfondite materie di natura medica (anatomia, fisiopatologia, patologia). È un passo in avanti ma ne occorrono tanti altri per evitare quella che è stata definita la desertificazione della provincia. E non solo dal punto di vista sanitario.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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