PORTOGRUARO
Sfiora e rigira quella fede al dito, più e più volte. «È

Sabato 25 Agosto 2018
PORTOGRUARO
Sfiora e rigira quella fede al dito, più e più volte. «È l'ultimo gioiello che mi è rimasto. Me lo hanno lasciato solo perché nella tensione del momento non ero riuscita a sfilarla». La signora Franca (il nome è di fantasia), 76 anni, ha avuto un ruolo determinante per permettere ai carabinieri di arrivare alla cattura dei due truffatori napoletani, Ciro e Mario Gallo. Padre e figlio, con il loro trucchetto del falso avvocato, nel solo Nordest hanno messo a segno undici colpi (quelli accertati, almeno) in tre mesi, per un bottino totale che oscilla tra i 25 e i 30mila euro. Grazie alla testimonianza di Franca, infatti, i militari sono riusciti a ottenere le immagini del delinquente che l'aveva appena derubata con l'inganno: l'uomo, infatti, non si era accontentato di gioielli e contanti ma aveva voluto esagerare, per gonfiare ancor di più l'esito della spedizione criminale in terra friulana, chiedendole persino bancomat e codice pin. E il filmato delle telecamere dello sportello è stato decisivo per le indagini. Da quello, infatti, gli investigatori dell'Arma sono riusciti a risalire alla famiglia partenopea di Secondigliano.
IL RACCONTO
Casarsa della Delizia (Pordenone), 30 novembre 2017. La data, per Franca, è di quelle che non si dimenticano. «Squilla il telefono. Una voce all'altro capo mi dice di andare subito a Fiume Veneto perché mio figlio ha avuto un tremendo incidente. Dice anche che sarebbe arrivato un avvocato per riscuotere del denaro, che bisognava pagare per l'intervento e per le cure». La donna entra nel panico perché, effettivamente, il figlio, di 43 anni, lavora in un ufficio a Fiume Veneto, a 15 chilometri da casa. Una coincidenza fortuita per i truffatori, forse, o l'esito naturale di un colpo studiato con particolare attenzione. «Riattacco - continua - e dico a mio marito di chiamare i carabinieri. Ma la linea era stata bloccata: c'era sempre quell'uomo. Buongiorno, questa è la caserma dei carabinieri di Casarsa. Sì signora, le confermiamo l'incidente. Suo figlio è gravemente ferito e ha bisogno del vostro aiuto». A quel punto il marito della donna prende le chiavi dell'auto e corre a Fiume, lasciando così Franca da sola. Nuova telefonata. «Scusi signora, che auto ha suo marito? e io glielo dico, ci sono cascata come una stupida. Dopo cinque minuti, mi sono ritrovata questo personaggio alla porta di casa». Completo marrone, aria distinta. Pressante, sì, ma non aggressivo. Accomodante, cerca di cavalcare lo stress emotivo della donna. «Mi chiede preziosi e denaro. Io gli do 300 euro, quelli che avevo tenuto per arrivare alla fine del mese, e tutti i gioielli. Anche una collana, un regalo, a cui tenevo moltissimo. Io consegno tutto, anche il bancomat, e gli detto il codice. Era giovane, avrà avuto tra i trenta e i 40 anni». L'uomo va allo sportello e preleva prima 150, poi 300 euro.
TRUCCO SVELATO
In quei momenti la mente si annebbia. «Me lo sono trovato lì, non ho capito più nulla. Non ho pensato nemmeno di chiamare mio figlio per chiedergli se era vero. Mi sono fidata ciecamente dopo la telefonata ai carabinieri». Il palco casca a mezzogiorno, quando il figlio rientra a casa per il pranzo. «Appena l'ho visto sono svenuta. Mi sono sentita male, ho realizzato in un attimo che ero stata truffata. Quando mi sono ripresa, mio figlio mi ha portato subito dai carabinieri per sporgere denuncia. Sono felice di aver dato un contributo per riuscire a prendere quei criminali, andavano fermati». Quello che le è stato rubato, però, al momento non è stato recuperato. Le indagini sono ancora in corso, e i militari sperano di riuscire a recuperare parte della refurtiva. Almeno quei gioielli soprattutto dal valore affettivo.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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