Pfas, le nuove carte della Regione contro il ministero

Lunedì 18 Dicembre 2017
LA DIFESA
VENEZIA Nella sua difesa rispetto alle accuse del ministro Beatrice Lorenzin, la Regione svela nuove carte sulla vicenda Pfas. Dopo la delibera del 13 giugno che disponeva la plasmaferesi e lo scambio plasmatico, trasmessa a Roma il 4 luglio, è ora la volta del parere del Comitato regionale per la bioetica, acquisito il 5 ottobre, nonché della relazione di sintesi sulla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, online da settembre. Si tratta di due atti, acquisiti in copia venerdì scorso dai carabinieri del Nas di Treviso negli uffici della direzione Prevenzione a Venezia, che erano già stati inviati al ministero della Salute, all'Istituto superiore di sanità e alla procura di Vicenza, ciascuno per la propria competenza sul caso dell'inquinamento che interessa il Vicentino, il Veronese e il Padovano.
IL PARERE
In questi giorni dai banchi dell'opposizione consiliare di centrosinistra era stata rivolta alla giunta l'accusa di aver attuato la terapia senza il via libera dell'organismo incaricato di approfondire gli aspetti bioetici connessi all'attività sanitaria. «In relazione all'asserita mancanza del parere del Comitato di Bioetica, espressa da parte di alcuni consiglieri regionali replicano da Palazzo Balbi si precisa che tale parere è stato appropriatamente richiesto ed è stato formalizzato con lettera in data 5 ottobre 2017, protocollo nr. 415594». Il documento in questione fa riferimento al «parere favorevole», emesso il 23 maggio, al «piano regionale di sorveglianza della popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche». Il presidente Massimo Rugge rimarca che il Crb non ha voce in capitolo rispetto alla specifica misura del lavaggio del sangue, in quanto si tratta di una pratica già codificata dalla letteratura scientifica: «Le procedure di plasmaferesi e scambio plasmatico finalizzate a ridurre la concentrazione di Pfas sono incluse tra quelle previste dalle Linee Guida internazionali sull'uso dell'aferesi nella pratica clinica per rimozione di sostanze tossiche. Si tratta, pertanto, di strategie terapeutiche già formalizzate in specifici protocolli, nel merito dei quali non ha competenza il Comitato di Bioetica Regionale».
VISIONI OPPOSTE
Va da sé che la prima parte dell'affermazione, quella sull'inclusione del trattamento in chiave anti-Pfas fra le indicazioni della comunità scientifica internazionale, è diametralmente opposta alle dichiarazioni del ministro Lorenzin e degli organismi di cui riferiamo nella pagina a fianco, secondo cui invece quella pratica non è contenuta fra le prescrizioni cliniche. Domanda delle domande: chi ha ragione? Un interrogativo a dir poco angosciante per i 111 residenti della zona rossa che si sono sottoposti volontariamente alla plasmaferesi e allo scambio plasmatico, ora sospesi proprio in attesa che venga chiarito lo scontro politico e scientifico.
IL DOSSIER
Oltre alla diatriba sull'appropriatezza della terapia, c'è poi la lite sul fatto che il governo e le sue emanazioni fossero o meno stati al corrente delle attività promosse dal Veneto. «In possesso del ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità e di tutte le istituzioni interessate, nonché pubblicato sul sito web della Regione puntualizzano al riguardo da Palazzo Balbi c'è da mesi anche una relazione di oltre 180 pagine, dal titolo Documento di Sintesi settembre 2016-giugno/settembre 2017 sulla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, che ripercorre tutte le azioni intraprese dalla Regione, nelle sue diverse articolazioni». La relazione si compone di diversi capitoli, tra i quali figurano l'aggiornamento del monitoraggio, i primi dati disponibili sulla sorveglianza sanitaria, le azioni tecniche messe in atto a livello regionale, quelle svolte sul piano locale, i provvedimenti adottati a livello regionale. È così che a pagina 50 il dossier cita la delibera 851 del 16 giugno, al cui allegato B viene descritta la procedura scelta di plasmaferesi e sostituzione plasmatica. Ecco il passaggio: «Se i Pfas sono elevati, il soggetto può usufruire del trattamento per alte concentrazioni di Pfas (Dgr n. 851/2017), attraverso tecniche che riducono la presenza di queste sostanze nel plasma». Seconda domanda delle domande: qualcuno a Roma l'aveva letto?
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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