Oscar Giannino
Si avvicina il secondo discorso sullo Stato dell'Unione di Donald

Venerdì 19 Gennaio 2018
Oscar Giannino
Si avvicina il secondo discorso sullo Stato dell'Unione di Donald Trump, e domani sarà un anno esatto dal suo insediamento formale: è il caso dunque di farne un bilancio realistico. Composto di una breve premessa, un'osservazione su ciò che si temeva e non è avvenuto, e diverse considerazioni invece su ciò che in economia Trump ha fatto davvero. La premessa è ovvia. Riguarda l'aliena eterodossia del suo stile di leadership. I grandi Paesi del mondo, nella modernità dell'era digitale e del just in time della connessione planetaria, non solo non hanno mai visto, ma neanche immaginato niente di simile, prima di lui. Una mercuriale incontrollabilità di messaggi diretti al mondo attraverso la costante bulimia di twitter. Ogni canale diplomatico tradizionale saltato. Continue gaffe e marce indietro. Dalla Cina che andava piegata ad America First, e dove poi invece firma impegni per decine di miliardi di dollari chiedendone l'impegno contro la Corea del Nord. Alla Russia di Putin prima sin tropo amica, poi ostile perché Trump aiuta i Paesi esteuropei militarmente contro Mosca, poi di nuovo amica in Siria. Un ballo continuo che consuma collaboratori della prima ora e mette alla porta financo il fidato Steve Bannon, l'ideologo della rivolta contro l'establishment sia democratico sia repubblicano. E che copre di una rete indecifrabile di segnali contrapposti il tentativo giudiziario di colpire da vicino la cerchia e la famiglia Trump (...)
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