Moraglia, l'appello di Pasqua «Siamo fermi, ma per riflettere»

Martedì 14 Aprile 2020
Moraglia, l'appello di Pasqua «Siamo fermi, ma per riflettere»
IL MESSAGGIO
VENEZIA «Covid-19 ci ha costretti a fermarci; l'Italia è un Paese fermo che deve ripartire. Ma, costringendoci a fermarci, ci ha obbligati a pensare. La nostra società così frenetica ha bisogno di tornare a riflettere uscendo dal politicamente corretto che interessa solo ai politici di professione: bisogna uscire da schemi preconfezionati, da parole che risuonano retoriche e, quindi, non vere». Il giorno di Pasqua il messaggio del patriarca Francesco Moraglia è rimbombato nella basilica di San Marco ancora una volta deserta, presenti solo, in rappresentanza della città, il prefetto Vittorio Zappalorto, il sindaco Luigi Brugnaro con la compagna, il capo di gabinetto Morris Ceron, l'assessore Simone Venturini e il comandante dei Carabinieri Mosè De Luchi.
A margine della celebrazione, in un'intervista alla Rai, il patriarca ha approfondito il concetto di politicamente corretto: «La politica dev'essere capace di governare, prendendo anche delle decisioni che potrebbero essere difficili in determinati momenti. Il politicamente corretto è la scappatoia che ogni uomo pubblico ha di fronte alle decisioni che deve prendere, e allora molte volte diventa una mezza bugia rispetto alle questioni cui noi dobbiamo rispondere se ci sta a cuore la gente». Durante la celebrazione Moraglia ha ricordato ancora una volta tutte le persone decedute, compresi i medici che hanno sacrificato la vita. «In questi giorni ci siamo riscoperti fragili e oltremodo vulnerabili. Affidiamo al Signore la nostra volontà di ripartire, nel rispetto delle regole e sapendo che i Veneti danno il meglio di sé quando è chiesto loro di stringere i denti e rimboccarsi le maniche», ha ripreso il patriarca rilanciando quel patto tra corpi intermedi di cui ha parlato il presidente della Fondazione Marcianum, Roberto Crosta: «Servirà un supporto alle imprese e il raccordo tra Regione e Camere di Commercio. E, io aggiungo, anche il Comune di Venezia, perché è particolarmente esposto, in quanto vive di turismo e il turismo sarà un reparto che faticherà molto a ripartire a livello mondiale».
Quindi Moraglia ha sottolineato che Pasqua annuncia la vita che è più forte della morte, con uno sguardo al futuro: «Nei prossimi mesi dovremo non solo cercare equilibri nuovi, ma trovare una nuova saggezza nell'organizzare la filiera che conduce al bene comune. In questo periodo di emergenza sanitaria e di grande difficoltà economica dobbiamo riflettere sulle nostre responsabilità di uomini in ordine al senso dell'esistenza di un domani che ci attende e che non sarà né facile, né scontato». Per Moraglia la nostra epoca, erroneamente, pensava di aver archiviato le ideologie; invece, è portatrice di un'ideologia più sottile e insidiosa: quella del riduzionismo, ossia, non saper o non voler cogliere il tutto, che ha anche un altro nome: bene comune. «La crisi dell'Occidente, prima di tutto, è culturale - ha concluso - sono venute meno le domande sul senso della vita e che fondano l'etica, e una società senza etica non ha presente e non ha futuro. Sì, prima di chiedersi come fare una cosa bisogna chiedersi perché la si fa o se è bene farla».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci