Marine la moderata si appella ai patrioti

Lunedì 24 Aprile 2017
«La Francia deve tornare ad essere la Francia». Marine Le Pen questo è. Un misto di rabbia e orgoglio. La sua idea di Francia e di come essere cittadini di una terra umiliata e offesa, per colpa degli arabi che «la vogliono sottomettere», dei politici che «l'hanno svenduta alla globalizzazione», della de-industrializzazione e dell'«Europa matrigna», affonda in maniera rinnovata nella cultura ancestrale di una parte consistente di questo Paese. La Giovanna d'Arco del neo-nazionalismo è quella che, se vincerà al secondo giro, lavorerà per una patria «che si riappropria della sua sovranità, strappata via e ingiustamente confiscata dall'Europa». Per arrivare a immaginare, e forse a far vincere, la sua concezione di una Francia non più depressa e non più sottomessa, per esempio al multiculturalismo e al terrore stragista derivante dall'islamismo radicale che finora l'ha martellata senza pietà, la Le Pen rispetto alla lezione paterna si è dovuta moderare, emancipandosi dal richiamo della foresta dell'ideologia fascista, e ha molto lavorato per la dédiabolisation, termine che indica la risposta all'immaginario comune che ha visto a lungo il Front National come un diavolo da contrastare con ogni mezzo. Marine ha compreso che, per oltrepassare il 15-20 per cento dei voti, cioè il nucleo della cosiddetta droite dure, della destra estrema, è necessario allargare e modernizzare il messaggio. Senza diluirlo in un brodo ecumenico. E dunque la Francia modello Marine sarà una Francia animata da una visione né di destra né di sinistra, o meglio un po' di destra e un po' di sinistra, ma soprattutto sovranista, anti-immigrati, anti-Bruxelles, dotata del coraggio di dirsi in guerra - «Siamo in guerra contro l'islam radicale, che ci vuole distruggere, ma noi siamo pronti a combattere» - e conservatrice su temi come le nozze gay, l'aborto, la fecondazione assistita. «Noi siamo i difensori del popolo», è il suo motto. E in questo c'è una rottura profonda rispetto alla tradizione della politica francese in cui il ruolo di difensori del popolo è sempre stato dei socialisti e della sinistra. La Francia e i francesi modello Marine incarnano un modello di civiltà diverso da quello del passato anche in un altro senso. Contestano l'illuminismo, sempre stato spina dorsale d'Oltralpe, a cominciare dal suo pilastro: ossia il principio che gli esseri umani hanno gli stessi diritti. Invece gli immigrati non possono pretendere di averne come gli altri, secondo colei che aspira a diventare la comandante in capo dei francesi al tempo della terza guerra mondiale.
La società spaesata, la paura del diverso, la crescita delle diseguaglianze, la finanziarizzazione dell'economia hanno trovato in Le Pen uno scudo protettivo e una nuova idea di Francia. I punti deboli di Marine però non mancano. Lei, se sarà presidente, intende negoziare con l'Ue il recupero della piena sovranità monetaria (abbandonando l'euro), territoriale («Serve il ritorno delle frontiere e la fine di Schengen»), legislativa ed economica. In caso di insuccesso del negoziato, la Le Pen lancerà un referendum per l'uscita della Francia dalla Ue. Il problema è che la più recente inchiesta sull'uscita dall'euro vede il 72 per cento dei francesi contrario a questa opzione propugnata da Marine. Altro punto debole: nei comuni dove il Front National è arrivato al ballottaggio ha fatto poco e male. A dimostrazione che una cultura di governo ancora deve formarsi per questa destra che va oltre gli steccati. E che però sul terreno della sicurezza, ormai centrale nella coscienza collettiva dei francesi, è nettissima. Vuole assumere 15.000 poliziotti Marine, creare 40.000 posti in più nelle carceri, espellere tutti i sospetti per terrorismo, fissare un tetto di 10mila ingressi per gli immigrati, introdurre una tassa sull'assunzione di lavoratori stranieri. Ma fuori dall'Europa, nel caso, per questa neo-Francia sarà tutto estremamente complicato.
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