L'Ordine è inflessibile: «L'Ulss deve sospenderli»

Domenica 16 Maggio 2021
IL COLLOQUIO
BELLUNO «Il direttore generale dell'Ulss Dolomiti ha il dovere di sospenderli fino alla fine della pandemia». Non usa giri di parole Francesco Noce, presidente della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto, riguardo al personale sanitario bellunese che non si è vaccinato e che ha presentato un ricorso al Tribunale del lavoro di Belluno. Noce è il primo a rompere il silenzio sulla questione dei sanitari contrari al vaccino. E il motivo è semplice: tra i 62 ricorrenti ci sono 52 dipendenti dell'Ulss Dolomiti, tra cui il primario di Medicina Nucleare Sergio Bissoli, la dottoressa Federica Zanatta di Cure Palliative a Feltre e il dottor Cosimo Damiano Smiraglia, dirigente sanitario in Psichiatria a Feltre. Una situazione che ha messo in imbarazzo la sanità bellunese. E non solo.
Presidente, in questo secondo ricorso ci sono tre medici, tra cui un primario. Cosa ne pensa?
«Credo debbano essere valutare le singole posizioni. Magari hanno patologie importanti che impediscono la somministrazione del vaccino».
Nella premessa del ricorso si legge che tutti hanno scelto di rifiutare la somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech covid-19, facoltà di scelta fra l'altro implicita nella richiesta di sottoscrivere un consenso informato.
«Questo non è un modo di comportarsi da medici, pensando anche che possono contagiare i malati nel caso in cui dovessero risultare positivi. Significa venir meno al giuramento di Ippocrate».
Dicono anche che Non hanno intenzione di vaccinarsi nemmeno nel prossimo futuro, fermo restando che non è dato sapere quale vaccino verrà loro offerto nel periodo post decreto.
«È una scusa banale. Intanto al personale sanitario viene somministrato Pfizer, o al limite Moderna. E poi tutto il mondo scientifico è impegnato nella vaccinazione e ci ha messo la faccia, dall'immunologo Fauci agli altri scienziati».
Come valuta quindi il medico che non ha patologie e che si rifiuta di eseguire il vaccino?
«La sua è una posizione anti-deontologica e anti-scientifica. Va contro il nostro giuramento. Il direttore generale dell'Ulss Dolomiti ha il dovere di comunicarlo all'Ordine di iscrizione per capire quali provvedimenti si possono prendere».
Aggiungiamo, inoltre, che la campagna vaccinale è iniziata quasi 5 mesi fa. Non c'era il tempo per sciogliere ogni dubbio?
«I medici hanno iniziato a vaccinarsi a dicembre. Da me sono tutti vaccinati con le seconde dosi. Chi non vuole se ne sta a casa, deve essere sospeso. Anche se questo comporterà una carenza di personale sanitario ma in qualche modo faremo».
Il decreto, in realtà, prevede anche la possibilità di spostarli di mansione. Ma sarebbe possibile?
«Fosse un impiegato lo si potrebbe mettere in uno stanzino ma il ragionamento non regge nemmeno in questo caso. Il medico ha a che fare con il malato. Se prende il virus poi lo porta ovunque perché gira tra i reparti, tocca, etc. Poi in ambiente sanitario la questione è delicata. Non ci sono giovani che magari la prendono e la superano senza grosse difficoltà. Qui parliamo di persone fragili, anziani, malati».
Lei come spiega questo atteggiamento contrario al vaccino anti-covid?
«Non lo capisco, non riesco a immedesimarmi in questa cosa. Per noi è un dovere morale e deontologico. È intollerabile che un medico si comporti così».
Anche perché, da questo punto di vista, avete delle norme precise, non è così?
«Certo. Queste posizioni non fanno della deontologia medica e siccome bisogna seguirla e rispettarla, se qualcuno non lo fa è soggetto alle sanzione. Ripeto: è bene che il direttore generale informi gli ordini di appartenenza».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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