L'aggressione a colpi d'accetta nella cucina di casa

Domenica 28 Luglio 2019
L'aggressione a colpi d'accetta nella cucina di casa
IL CASO/2
CONEGLIANO E' una notte afosa. Gianangela Gigliotti, al telefono, aspetta che il figlio rincasi ed entra in cucinino. Si trova davanti l'ex marito Stefano Rizzo. E' appoggiato al frigo, ha le braccia alzate. Regge un'accetta. Poi il black-out. La donna si ritrova per terra in un lago di sangue. «Ho pensato-come nei film- che se mi fossi finta morta lui sarebbe scappato, pensando di aver terminato il suo lavoro» racconterà un anno dopo.
Rizzo le amputa ancora le falangi. Poi, si dà alla fuga. Ma Gianangela non è morta. Ha solo la forza di chiedere aiuto. Poi sviene. E così, la notte del 24 luglio 2013 la trova Federico, allora 22enne, figlio della coppia.
IL FIGLIO
Il pensiero va immediatamente al padre. Quell'uomo senza qualità da cui aveva deciso da tempo di allontanarsi. Le scale, le chiavi che aprono la porta, il cuore in gola. Così Federico ha trovato sua madre. Un'immagine difficile da metabolizzare, da dimenticare. Ma per Gianangela non era finita. Ed ecco la lunghissima riabilitazione: prima in ospedale poi alla Nostra Famiglia di Pieve di Soligo. Suo padre Stefano viene preso dopo quattro giorni di fughe e depistaggi. Il carabinieri lo ammanettano davanti ad un piatto di pasta, in casa della madre ottantenne. L'accusa è tentato omicidio e porto abusivo d'arma. La sentenza della corte è di 11 anni, ridotti drasticamente con la condizionale. Sono passati cinque anni. Il padre di Federico usufruendo di uno sconto di pena, gode già di permessi. Non lo ha mai cercato. Il figlio della coppia, che nel frattempo ha chiesto il cambio di cognome, non ha mai voluto parlare di questa devastante esperienza. Ha accetta di farlo per dire che da un inferno così è anche possibile uscire. Che con forza e determinazione si risale.
IL DOLORE
«E' stato un percorso lungo e doloroso. Io e mia madre abbiamo dovuto reimparare a convivere. Ad aiutarci è stato soprattutto il tempo».
Nessuno sconto di sofferenza nemmeno per la vittima, Gianangela Gigliotti che con la sentenza della Corte di Cassazione esce da un incubo, anche se non definitivamente. Rizzo voleva uccidere l'ex moglie, per questo la Suprema Corte ha respinto la richiesta di sconto di pena confermando gli 11 anni 1 mese e 15 giorni di reclusione. Ora, a sei anni dalla brutale aggressione all'ex moglie, la nuova richiesta di benefici per Stefano Rizzo. La legge può cancellare anni di detenzione, ma le ferite sul corpo di Gianangela e sul cuore di Federico resteranno per sempre. (ef)
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