Il rebus dei 2 miliardi da trovare I dubbi di Tesoro, Ferrovie e Cdp

Domenica 14 Ottobre 2018
L'OPERAZIONE
ROMA Il nodo, come spesso accade per Alitalia, è tutto economico. Chi sborserà i 2 miliardi per rilanciare la nuova compagnia di bandiera? Il Tesoro, convertendo una parte del prestito da 900 milioni o la Cdp, chiamata in causa, anche per finanziarie l'adeguamento della flotta, o i soci esteri, interessati a diventare partner del vettore tricolore? O tutti e tre insieme, magari con l'aiuto di un pool di banche italiane ed internazionali? La risposte, almeno per ora, sono tutte da scrivere perché al Mef non c'è uno straccio di piano industriale e, tra l'altro, nemmeno la pallida idea di come sciogliere il nodo dopo l'uscita a sorpresa del vice premier Luigi Di Maio che ha mandato il ministro Giovanni Tria su tutte le furie. Eppure il tempo a disposizione non è molto. A fine ottobre scade il termine per la presentazione delle offerte da parte dei pretendenti, mentre il 15 dicembre va restituito, salvo una possibile ulteriore proroga, il finanziamento dello Stato da 900 milioni.
I TEMPI
Di certo il governo cercherà di prendere altro tempo (nel decreto fiscale è previsto un allungamento del prestito), sollecitando da un lato Fs e dell'altro Cdp, a dare una mano. Le Poste, così come Leonardo ed Eni, non sembrano interessate ad avere delle partecipazioni. Ma di fronte alla moral suasion di Palazzo Chigi potrebbero anche cambiare idea.
Alle Ferrovie, nelle intenzioni dei 5Stelle, spetterà mettere nero su bianco, una volta completata l'analisi di conti, una strategia di sviluppo sul fronte industriale; Cdp sarà il braccio finanziario per l'acquisto di nuovi aerei o i leasing. Ma piani e carte dettagliate al momento non c'è ne sono. C'è solo l'indicazione politica a muoversi in fretta, senza mettere paletti, visto che il rilancio della compagnia, hanno detto sia Matteo Salvini che Di Maio, è nel contratto di governo e che non ci sono alternative. Alitalia è infatti una priorità e dovrà avere, sempre secondo i gialloverdi, un ruolo centrale per supportare il made in Italy e il nostro turismo, senza svendite o spezzatini.
IL PROGETTO
La palla passa ora dai politici ai tecnici, al Mef prima di tutto che dovrà costituire una sorta di cabina di regia per coordinare gli interventi. Sempre che il ministro Tria si convinca della bontà dell'operazione, o meglio della sua sostenibilità finanziaria nel medio-lungo termine. Le esperienze del passato, dicono al Tesoro, non fanno certo ben sperare visto che Alitalia è costata tra ricapitalizzazioni e Cig quasi 9 miliardi ai contribuenti italiani dal 1975 ad oggi. E che in cassa non è facile reperire nemmeno le coperture per la manovra, tant'è che 22 miliardi di misure saranno avviate facendo ricorso al debito.
Da qui l'irritazione del ministro e dei suoi tecnici. Ancora una volta messi nel mirino da Di Maio e preoccupati per le reazioni della Commissione europea che ha già messo sotto osservazione il prestito ponte da 900 milioni, un finanziamento che potrebbe rivelarsi un aiuto di Stato. A giudizio del sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, «a non c'è nessun rischio di una procedura di infrazione da parte dell'Ue». «L'eventuale intervento, si parla di una quota del 15%, è in linea con quanto fatto in altre realtà europee, non vedo perché l'Italia debba sempre cospargersi il capo di ceneri», spiega Siri, sottolineando che l'operazione è «assolutamente all'interno della cornice delle regole europee». Bruxelles invece resta in silenzio e continua ad indagare su due aspetti: durata del prestito e tassi d'interesse concessi. In silenzio anche Lufthansa, EasyJet e le compagnie Usa sondate. Tutti si interrogano sulla quota che potranno comprare e su che tipo di governance si baserà una eventuale alleanza. Tutti dubbi che vanno sciolti entro pochi giorni. Al lavoro, anche se sotto traccia, ci sono le Fs. Nel dossier aperto sul tavolo dell'ad Gianfranco Battisti, accanto a quello più corposo del piano industriale, qualche punto fermo: dal biglietto unico per andare da Bologna a New York, trovando le valige a destinazione, alla soppressione di alcune tratte che verrebbero sostituite dai treni, all'incremento dell'offerta commerciale con la possibilità di fare i check-in nelle stazioni, all'intermodalità nel settore merci. Sui soldi da investire il rebus verrà sciolto, se davvero accadrà, d'intesa con il Tesoro e con il coinvolgimento di Cdp. Alitalia è davvero una storia senza fine: «Per la compagnia - disse una volta l'ex presidente Maurizio Prato - ci vorrebbe l'esorcista».
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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