IL PROCESSO
BELLUNO Tutti assolti per «non aver commesso il fatto».

Venerdì 13 Ottobre 2017
IL PROCESSO
BELLUNO Tutti assolti per «non aver commesso il fatto». Pienamente scagionati con la sentenza di ieri pomeriggio, in Tribunale a Belluno, i dipendenti Dolomitibus. Erano finiti nei guai per la manifestazione che, il 24 gennaio 2014, paralizzò il trasporto pubblico in provincia. Sei gli imputati che erano rimasti alla sbarra: Giuseppe Sacchet, 54 anni di Cesiomaggiore, Stefano Sacchet, 48 anni di Santa Giustina, Damiano Del Monego 30 anni di Cesiomaggiore, Luigi Collet, 58 anni di Cesiomaggiore, Michele Colotto, 36 anni di Limana e Michela Sponga, 52 anni di Belluno. Dovevano rispondere di danneggiamento, interruzione di pubblico servizio, violenza privata, furto aggravato e manifestazione non autorizzata, ovvero della violazione dell'articolo 18 del Tulps (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).
I FATTI
Quella mattina, alle 5.30, una corriera nera, simbolo della battaglia sindacale, chiamata da tutti la Vedova Nera o anche Nerone venne posizionata di traverso davanti al cancello d'uscita del deposito di via Col da Ren, bloccando l'uscita degli altri pullman. Inoltre un uomo, rimasto ignoto andò a tagliò le gomme del bus rendendo praticamente impossibile lo spostamento della corriera. Ci fu il caos: il blocco totale dei bus durò fino alle 9, con disagi per tutti. Un attacco documentato, fotogramma per fotogramma, da un video nel quale sono stati individuati 13 dipendenti Dolomitibus, che finirono a processo.
L'INCHIESTA
L'allora procuratore Francesco Saverio Pavone chiese il giudizio per tutti. Sette scelsero l'abbreviato e vennero tutti assolti, con sentenza impugnata dalla Procura (ancora pendente in Appello). Nel processo, per gli altri 6, si è ricostruito nel dettaglio l'accaduto. Fino agli ultimi due testimoni, chiamati dalla difesa e sentiti ieri pomeriggio: Franco Donadel, capo officina e Luca Facciotto, meccanico operatore di officina.
LE CONCLUSIONI
È stato lo stesso pm Paolo Sartorello a chiedere l'assoluzione per 5 degli imputati, al termine della sua requisitoria. «C'è un ragionevole subbio - ha detto Sartorello - che fossero in buona fede, senza la consapevolezza di quello che stava accadendo: escluso il sindacalista Giuseppe Sacchet (rsu)». Per lui la Procura ha chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi, oltre a 500 euro di multa. «Sicuramente - ha detto il pm - questa operazione è stata diretta con una regia preordinata e organizzata, visto che la manifestazione è stata la stessa e al medesimo orario a Feltre e Belluno. E Sacchet ha organizzato la manifestazione con l'obiettivo di bloccare il servizio». Il punto oscuro e misterioso sottolineato dal pm è che Sacchet quella mattina alle 5.30 ha spiegato di essere andato a casa del Mosca e di essersi fermato lì: lui non c'era al momento del taglio delle gomme alla Vedova nera, quindi secondo la Procura era lui il responsabile.
LA DIFESA
«Capisco la volontà della Procura di trovare un colpevole, un Ignoto 1, viste le lunghe indagini intercettazioni e lavoro. L'unico colpevole è quello che non c'era: una bella idea, ma una mera idea e non si possono processare le idee», ha esordito nella sua arringa l'avvocato degli imputati, Alvise Antinucci (studio Arealegis). Sia lui che il collega, avvocato Adriano Pregaglia, hanno chiesto l'assoluzione piena per tutti. «Chi poteva trarre vantaggio da quella manifestazione? - si è chiesto Pregaglia - sicuramente non i sindacalisti, che ne uscirono indeboliti e l'anno successivo infatti la Dolomitibus cedette quote a un soggetto privato (proprio l'operazione contro cui era stata attivata la manifestazione ndr)».
LA SENTENZA
Alle 17 di ieri pomeriggio, alla presenza di tutti gli imputati e numeroso pubblico il giudice Angela Feletto ha pronunciato la sentenza. Tutti assolti perché «il fatto non sussiste», per l'accusa relativa alla manifestazione non autorizzata. Tutti assolti per non aver commesso il fatto per gli altri capi d'accusa: il fatto insomma è stato commesso da altra persona, rimasta ignota. Un sospiro di sollievo per i dipendenti, che sono usciti da un incubo.
Olivia Bonetti

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