IL CASO
VENEZIA I penalisti veneziani a fianco della loro presidente, l'avvocatessa

Giovedì 21 Febbraio 2019
IL CASO
VENEZIA I penalisti veneziani a fianco della loro presidente, l'avvocatessa Annamaria Marin, finita sotto inchiesta con l'ipotesi di favoreggiamento del boss Luciano Donadio (di cui era difensore) e di altri suoi sodali, per aver fornito loro informazioni acquisite in virtù del mandato difensivo esercitato in favore di altri indagati, aderenti al clan.
Al Palazzo di giustizia di Venezia non si parlava d'altro, ieri mattina, e nessuno riusciva a credere che possa essere contestata un'accusa del genere ad un legale che, nel corso degli anni, ha fatto del rigore e dell'impegno per i diritti umani la sua bandiera.
SOLIDARIETÀ UNANIME
Nel tardo pomeriggio si è riunito il direttivo della Camera penale Veneziana (che quest'anno festeggia il quarantennale dalla fondazione) che in serata ha diramato un comunicato per esprimere, all'unanimità, solidarietà alla presidente. «Non conosciamo gli elementi su cui si fonda, quindi non possiamo esprimerci nel merito della vicenda processuale. Conosciamo, però, l'avv. Marin come ottima professionista e persona dotata di una sensibilità etica fuori del comune - si legge nel documento - Conosciamo altresì il fastidio con il quale è percepito l'esercizio del diritto di difesa e conosciamo l'incultura giuridica che caratterizza il tempo presente e che confonde la difesa dell'indagato nel processo con l'adesione al reato. Non è un caso che lo spazio dedicato alla posizione dell'avv. Marin da certa informazione risulti totalmente sproporzionato rispetto al suo coinvolgimento nell'indagine e, soprattutto, rispetto alle considerazioni che il gip ha posto a fondamento del rigetto della richiesta misura cautelare interdittiva. Siamo certi che l'accusa si scioglierà come neve al sole e invitiamo tutti ad opporsi ad ogni tentativo di limitazione del diritto di difesa che è baluardo della libertà individuale».
FATTI NON GRAVI
Il pm Roberto Terzo aveva chiesto l'emissione di un'interdizione dalla professione per l'avvocatessa, ma il gip Marta Paccagnella ha rigettato l'istanza, ridimensionando le accuse, sia sotto il profilo della loro attualità (gran parte degli episodi sono precedenti al 2012), sia «della non eccessiva gravità delle condotte, specie sotto il profilo soggettivo, attesa la posizione di storico difensore di Luciano Donadio - scrive il gip - ma anche di difensore di altri coindagati e considerato che la pluralità di incarichi professionali assunti era stata tale da provocare inevitabili interferenze e trasferimento di conoscenze».
Gli avvocati si riuniranno in assemblea lunedì per decidere le eventuali ulteriori iniziative da assumere, ritenendo che il coinvolgimento dell'avvocatessa Marin nell'inchiesta sulla Camorra sia un atto in contrasto con il diritto alla difesa. Proprio per questo la presidente la deciso di restare in sella alla Camera penale, dopo aver ricevuto il sostegno e l'abbraccio unanime di tutti i colleghi. I rapporti tra avvocatura e magistratura, da sempre particolarmente sereni in laguna, rischiano di diventare più tesi.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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