IL CASO
TREVISO Quota cento spaventa. A mettersi le mani tra i capelli non sono

Mercoledì 13 Febbraio 2019
IL CASO
TREVISO Quota cento spaventa. A mettersi le mani tra i capelli non sono certo quei dipendenti che accarezzano l'idea di una pensione anticipata, ma dirigenti e assessori comunali che, nel giro di qualche mese, rischiano di ritrovarsi organici ridotti all'osso senza avere ancora chiaro come sostituirli. A Ca' Sugana sono settimane che consultano tabulati e sfornano previsioni. Le ultime dicono che circa il 6% della forza lavoro del Comune potrebbe scegliere di andare in pensione anticipatamente: «Difficile dare un numero, ci sono ancora delle variabili da considerare - spiega l'assessore al personale Alessandro Manera - ma potrebbero essere circa 40 dipendenti». Il problema a dire il vero non è nemmeno questo, quanto i tempi divenuti all'improvviso strettissimi: «Considerando anche il numero di giorni di ferie che i dipendenti devono smaltire - osserva Manera - ci troveremo molto repentinamente di fronte a un rischio blocco, o addirittura paralisi, di certi settori». E tutto questo senza avere ancora chiaro se e come sostituire chi se ne va: «Dovremo valutare quale potrebbe essere la modalità di reintegro: mobilità esterna, oppure interna, concorso. Non è ancora chiara la strada. Se siamo preoccupati? Sì. Notiamo che molti dipendenti sono pronti a utilizzare questo strumento, quota cento, e siamo consapevoli che almeno un 6% della forza lavoro del nostro Comune potrebbe andare via. Considerando le alte professionalità che ci sono, sarà difficile sostituirli in maniera così rapida».
IN PROVINCIA
Nel resto della Marca sono oltre 300 i dipendenti dei comuni che potrebbero imitare i colleghi trevigiani e scegliere la possibilità di andare in pensione con qualche anno d'anticipo. La FP Cgil lancia quindi un allarme: serve un emendamento che consenta alle amministrazioni pubbliche di avviare nuove assunzioni già entro il 2019. Aspettare potrebbe tradursi in una lenta agonia per gli apparati pubblici, costretti a lavorare a ranghi ridottissimi magari in settore strategici.
LO SCENARIO
«Cà Sugana - spiega Ivan Bernini, segretario provinciale della categoria - è l'emblema di quello che potrebbe verificarsi nei nostri municipi, ma rappresenta neppure il 10% dei potenziali pensionati di tutta la Marca. Secondo le stime effettuate sulla base del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, infatti, i potenziali pensionamenti nei Comuni trevigiani saranno oltre 300». Sia chiaro: nessuno punta il dito contro la possibilità di un lavoratore ad andare in pensione dopo aver maturato anni e contributi richiesti. La Funzione Pubblica della Cgil si rivolge invece a chi può aggiustare la legge: «Il pensionamento del personale pubblico legato ai 62 anni di età e 38 anni di contributi per rappresentare concretamente un'opportunità di turn over, senza mettere in difficoltà le autonomie locali, necessita di un emendamento che consenta a queste ultime di procedere a assunzioni già nel corso d'anno. Amministratori locali e Regioni devono allora spingere per questo emendamento o si troveranno nella condizione in cui i posti cessati del 2019 potranno, forse, essere rimpiazzati solo nel 2020. E accanto a quelli che cesseranno con Quota 100 ci sono anche quelli già cessati nel 2018 con le regole precedenti. Se il Governo non cambia la manovra e non consente di assumere subito in corso d'anno, innegabilmente si registreranno delle negative ripercussioni sui servizi erogati dalla Pubbliche Amministrazioni, a causa della carenza di personale in organico». Infine l'appello al sindaco Mario Conte, coordinatore degli enti locali in Veneto per la Lega: «Eserciti un ruolo forte e sia capofila di una richiesta che provenga dalla Marca nei confronti del Governo esorta Bernini bisogna cambiare subito la manovra, consentire le assunzioni già nel 2019».
Paolo Calia
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