GLI ESCURSIONISTI
BELLUNO Voglia di stare all'aria aperta, di respirare aria

Venerdì 10 Luglio 2020
GLI ESCURSIONISTI
BELLUNO Voglia di stare all'aria aperta, di respirare aria fresca. E la montagna non può che essere vincente. Con un tipo di turismo che, in questo primo scorcio 2020, evidenzia una virata: lo dice la tipologia di incidenti, qualcosa è cambiato. Frequenti gli interventi per chi non ce la fa a proseguire perché spossato sul sentiero, in aumento gli infortuni con mountain bike e, purtroppo, anche i decessi. I dati messi a raffronto sono quelli del periodo che va dal 1 maggio al 10 luglio delle due stagioni. «Oltre alle capacità tecniche conta molto l'allenamento, che non è solo fisico ma psicofisico premette Alex Barattin, a capo, nel suo secondo mandato, della Delegazione II Dolomiti Bellunesi del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) . E conta ancora di più in questo turismo della ripartenza, che è per lo più mordi e fuggi. Risulta evidente il fatto che siamo stati fermi per tre mesi. Non ce ne rendiamo conto, magari, ma spesso manca l'allenamento adeguato».
IN BICICLETTA
«Moltissimi gli interventi collegati a cadute in mountain bike - prosegue il delegato Cnsas, Alex Barattin dai dati è evidente l'aumento delle chiamate, per questo tipo di incidenti: siamo passati da 2 del 2019 a 7 del 2020». A livello veneto ancora maggiore è la forbice: dai dati relativi a tutta la regione si passa da 4 a 18. Così se per quel che riguarda gli alpinisti e gli appassionati di vie ferrate per lo più recuperi in parete - i numeri sono sostanzialmente stabili, con 17 uscite degli uomini del Soccorso alpino nel 2019 e 15 nel 2020 per recupero di rocciatori e 7 contro 8 per le ferrate, si assiste ad una impennata di interventi per prestare aiuto a chi si è fatto male con la bicicletta dalle ruote grasse (la cosiddetta fat bike, che va di moda). Certo è che gli amanti della bicicletta sono una presenza importante su tutta la sentieristica della provincia di Belluno dove sono impegnati, a turno, ben 500 volontari nelle 19 stazioni in terra bellunese e prealpi trevigiane (sono 760 in tutto il Veneto ndr).
LE ALTRE CIFRE
Colpisce, anche se il periodo preso in considerazione è breve, il numero di decessi: 3 nel 2019, 7 nel 2020. «Più in generale, tra maggio e luglio dello scorso anno- spiega Barattin -, i nostri interventi sono stati 84 per 98 persone soccorse, ora siamo già a 104 casi con 118 persone soccorse». «Rimangono frequenti - prosegue - le uscite dei soccorritori per aiutare chi parte per una escursione e non ce la fa a finire l'itinerario previsto, per spossatezza». Proprio partendo da questa situazione che mostra come sia difficile saper commisurare l'impegno previsto da una gita con le proprie forze fisiche, il delegato Cnsas fa una considerazione: «Quest'anno spesso manca l'allenamento adeguato». Per il Covid ci si è rimessi a camminare a primavera avanzata. E così anche se per gli incidenti degli escursionisti i casi sembrano simili, 55 nel 2019 e 52 nel 2020, il dato non deve illudere. «Bisogna tenere conto - sottolinea Alex Barattin - che in percentuale c'è molta meno gente tra sentieri e rifugi». E quindi maggiore è l'incidenza degli incidenti. Tant'è che proprio ai camminatori della domenica si rivolge in particolare Barattin, ringraziando sempre per la collaborazione Suem e Regione Veneto. Insomma, si indossano gli stessi scarponi del luglio scorso, ci si carica lo stesso zaino, ma si è meno preparati alla fatica. «Quindi occorre gradualità nella scelta della meta».
LE PRECAUZIONI
A proposito di zaini ed attrezzatura. Al tempo delle precauzioni anti Covid 19 anche lo zaino dei volontari è cambiato: nel kit medico, classico, oltre a garze e cerotti, c'è la mascherina filtrante Ffp e i guanti: «Ed ogni soccorritore è dotato di tuta intera a rischio batteriologico spiega Barattin viene indossata in base ai protocolli operativi». Una precisazione va fatta: quest'estate l'intervento dei volontari potrebbe richiedere più tempo: «Visto che dobbiamo seguire alcune procedure collegate all'incolumità dei soccorritori e alla disinfezione dei mezzi - conclude il capodelegazione che lancia un consiglio a tutti i frequentatori della montagna, in nome della incolumità personale di chi soccorre. Tenete sempre a portata di mano mascherina e gel. Se vi fate male rende più facile dare assistenza».
Daniela De Donà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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