Dai colossi del lusso al festival di Cannes già raccolti 700 milioni

Mercoledì 17 Aprile 2019
LA SOLIDARIETÀ
Ad Amiens, Francia del Nord, una fabbrica di cioccolato ha messo in vendita una replica fondente della facciata di Notre Dame, prezzo 5 euro, tutti da devolvere alla ricostruzione della cattedrale. La città di Faymont, in Borgogna, ha offerto le querce della sua sterminata foresta per ricostruire il tetto polverizzato dall'incendio. Il Comune di Cannes verserà per il momento una cifra simbolica, 10mila euro, ma ha già fatto sapere di voler mobilitare i divi del cinema quando, tra qualche settimana, sulla Croisette partirà la 72esima edizione del Festival. A Nizza è stata lanciata una sottoscrizione, così come a Mandelieu, sulle Alpi marittime. E a Faymont, in Normandia, a Reims, a Chalon-sur-Saône. Air France ha annunciato che fornirà «il trasporto gratuito di tutti gli operatori che parteciperanno alla ricostruzione». E allestirà una raccolta tra i propri passeggeri.
È l'onda emotiva su cui viaggia una barca di soldi. Oltre 700 milioni di euro raccolti in meno di 24 ore per ricostruire la Grande Dama di Parigi squassata dalle fiamme. Gli assegni più pesanti li hanno staccati tre famiglie. Due sono i grandi rivali del lusso: Francois-Henri Pinault, patron di Kering (il gruppo che controlla, tra gli altri, Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga) è stato il primo ad annunciare nella notte un contributo da 100 milioni di euro. Subito dopo è toccato a Bernard Arnault, numero uno di LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy), che ha risposto con un bonifico da 200 milioni, oltre all'impegno di fornire tutte le «professionalità» del suo gruppo per partecipare alla ricostruzione. Qualche giro d'orologio più tardi, altri 200 milioni sono stati promessi dalla famiglia Bettencourt-Meyers, erede di L'Oréal. E altri 100 milioni ancora li verserà la compagnia petrolifera Total.
Per Notre Dame si annunciano donazioni con parecchi zeri anche dall'estero. Il Ceo della Apple, Tim Cook, ha scritto che il gigante di Cupertino «donerà per la ricostruzione», senza per il momento dire quanto. Anche il re di Krindjabo, nel sud-est della Costa d'Avorio, ha fatto sapere che aprirà le casse del suo Stato per la ricostruzione di Notre Dame, dove nel 1700 fu battezzato un principe, suo lontano parente.
LA MOBILITAZIONE
Donazioni più modeste sono state annunciate da tutto il mondo. Una città dell'Ungheria, Szeged, verserà 10mila euro. Tanti privati cittadini - francesi e non solo - si sono mobilitati sul web, mandando in tilt i siti di raccolta fondi. I due portali ufficiali sono andati kappaò e per far fronte alle richieste, è stato attivato in fretta e furia un altro sito ancora. Sabato sera intanto si terrà un grande concerto benefico a favore della cattedrale.
IL CASO DELLE DETRAZIONI
Sul web, c'è chi ha voluto fare polemica sulle grandi donazioni, chi sostenendo che in fondo si tratta di un monumento e non di persone, chi tirando in ballo le detrazioni fiscali. Anche se i vantaggi, a ieri, non erano chiari. Perché è vero che dal 2003 esiste una legge che permette alle aziende di detrarre fino al 90% delle spese a favore del mecenatismo, quando si tratta di acquistare beni culturali considerati «tesori nazionali». Ma secondo diversi esperti, questa detrazione non sarebbe applicabile per un restauro, come nel caso di Notre Dame. Il governo francese, in ogni caso, ha fatto capire di voler ampliare le maglie della vecchia legge. «Vedremo con il governo quale dispositivo mettere in campo, ovviamente lo Stato sarà lì, con tutti i nostri compatrioti, per ricostruire e si assumerà le sue responsabilità», ha assicurato ieri il ministro della Cultura, Franck Riester.
Certo è che il contributo dei privati è fondamentale per finanziare la ricostruzione della cattedrale. Perché è chiaro fin da subito che i soldi pubblici, da soli, non bastano. La Regione dell'Ile-de-France ha messo sul piatto 10 milioni, il Comune di Parigi altri 50 milioni. Meno del 10% delle donazioni private.
Lorenzo De Cicco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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