Brexit, Londra va avanti Il 29 marzo primo passo

Martedì 21 Marzo 2017
Brexit, Londra va avanti Il 29 marzo primo passo
LONDRA - La Brexit inizia la settimana prossima. Il 29 marzo, mercoledì, la premier britannica Theresa May premerà ufficialmente il pulsante d'espulsione che, nel giro di due anni, porterà il Regno Unito ad essere un ex paese membro dell'Ue. «Tutti vedranno dall'esempio del Regno Unito che lasciare l'Unione europea è una cattiva idea», ha fatto sapere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, dalle pagine della Bild, il tabloid tedesco, lasciando intravedere un percorso difficile per Londra. A nove mesi da quando il 52% dei britannici ha votato a favore del leave, lasciare, la May è pronta ad inviare al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk una lettera per avviare i negoziati per la Brexit in base all'articolo 50 del Trattato di Lisbona. L'ambasciatore presso la Ue Tim Barrow lo ha comunicato ufficialmente ieri mattina. Due giorni dopo aver ricevuto la missiva, «presenterò la bozza di linee guida sulla Brexit ai Ventisette», ha twittato Tusk, che in passato ha detto che convocherà un vertice straordinario dopo quattro o sei settimane dalla mossa di Downing Street per dare mandato al negoziatore capo della Ue sulla Brexit, il francese Michel Barnier. Si tratta di tempi più lunghi di quelli in cui sperava la May, che ha deciso di aspettare per calare le sue carte dopo che la leader scozzese Nicola Sturgeon la settimana scorsa ha chiesto, e non ha ottenuto, un nuovo referendum sull'indipendenza.
La May ha passato gli ultimi nove mesi a definire la maniera intransigente in cui il governo britannico intende portare avanti il dossier più difficile dal dopoguerra ad oggi, a superare un passaggio parlamentare che non era scontato e che le è stato imposto da una sentenza dell'Alta Corte e da una della Corte Suprema, e a misurare il proprio spazio di manovra forte del fatto che l'economia non ha dato segni di quella catastrofe che molti prevedevano in caso di voto a favore della Brexit. Ma da mercoledì prossimo la clessidra verrà girata e non solo Londra non potrà tornare indietro, ma dovrà trarre il massimo da una mancanza di tempo che gioca tutta a favore degli altri Stati membri, i quali, per avere tempo di ratificare l'accordo raggiunto, chiedono che il tavolo negoziale duri solo 18 mesi. In teoria, nel caso non venisse raggiunto nessun accordo, i negoziati potranno essere estesi, ma solo con il consenso di tutte le parti, oppure Londra si troverà a gestire i rapporti commerciali con la Ue attraverso le regole penalizzanti del WTO. Sebbene la May abbia rispettato appieno la scadenza di fine marzo indicata ai partner europei, il primo punto all'ordine del giorno è stato già segnato da varie controversie. Si tratta del conto che Londra deve saldare prima di lasciare il club: si parla di 60 miliardi di sterline, ma sia la camera dei Lord che il ministro degli Esteri Boris Johnson hanno detto che nulla vincola il governo a pagare. Da Bruxelles, ovviamente, non sono d'accordo. E non è che l'inizio. (Cr.Mar.)
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