«Belluno non significa grandi comprensori e caroselli»

Sabato 5 Dicembre 2020
«Belluno non significa grandi comprensori e caroselli»
LA POLEMICA
BELLUNO A ieri pomeriggio contava 26mila 982 mi piace, 1377 commenti e 1804 condivisioni. Porta la firma di una bellunese, la sindacalista Alessandra Fontana (Filt Cgil), la lettera che mette definitivamente il punto alla polemica sugli impianti che ha infuocato il web coinvolgendo anche molti vip. L'ha pubblicata ieri la giornalista e opinionista televisiva Selvaggia Lucarelli nella sua pagina Facebook, seguitissima. «Raramente ho letto una cosa così bella. Grazie», ha scritto la Lucarelli, pubblicando quindi il testo inviato da una donna che si firma semplicemente come Alessandra da Belluno. Una valanga di righe ben scritte, accorate, dove emerge una montagna ben lontana dalle immagini patinate di chi la frequenta nel mese di dicembre per sciare nelle località blasonate. Presenta l'altro lato della medaglia e riceve il plauso del web.
IL CASO
Lucarelli, nei giorni scorsi, era stata duramente attaccata dalla rete per essersi pronunciata a favore della chiusura degli impianti durante le festività natalizie. «Tutti quelli che hanno il problema del dove, quando, come andare a sciare con 700 morti al giorno meriterebbero di finire un paio di minuti sotto la neve, magari venuta giù da una grondaia molto grande», erano state le parole della giornalista che subito, come sua prassi, aveva diviso la rete. Sempre chiara nelle sue posizioni, coraggiosa e mai accomodante, la donna aveva a sua volta risposto agli insulti con un affondo rivolto alle campionesse dello sci Sofia Goggia e Federica Brignone, inseritesi nella querelle sui social. La lettera di Alessandra Fontana spezza una lancia a favore della giornalista e lo fa con una delicatezza e una visione così lontana dai clichè legati alle terre alte, da meritare la pubblicazione nella pagina della giornalista. Il post con la lettera, poi, è a sua volta stato condiviso da un'altra bellunese nella pagina Sei di Belluno se.
LA LETTERA
«Cara Selvaggia, ti chiedo scusa a nome di tutti noi che viviamo in montagna sono le prime parole dello scritto di Alessandra Fonatana -. Vivere in montagna è difficile e probabilmente nemmeno così piacevole. Altrimenti non si spiegherebbe il fenomeno dello spopolamento che, ogni anno, fa spegnere le luci di un piccolo paese alpino. In inverno la minoranza di noi scia. Lo sci alpino era e rimane uno sport da ricchi, da privilegiati. La maggior parte di noi ha imparato a sciare grazie a sciclub paesani e ai volontari che scarrozzavano i bambini. Abbiamo fatto sci da fondo, meno costoso e alla portata di tutti, abbiamo indossato le ciaspe. Ma no, le domeniche nei grandi comprensori sciistici non ci rappresentano e il carosello degli impianti non ci appassiona. Le domeniche invernali hanno piuttosto l'immagine di code chilometriche che si snodano lungo i nostri paesini di montagna, paradossalmente costretti così all'isolamento. Cara Selvaggia, ti chiedo scusa a nome degli operatori del settore. Per lavoro incrocio il settore e ti posso tranquillizzare che la grande maggioranza ha ben chiara la situazione. È opportuno lo stanziamento di seri ristori piuttosto che un'apertura scellerata che porterebbe costi enormi, cui non corrisponderebbero certo entrate sufficienti. Costi per innevamento (si, sta nevicando ma non basta), costi per l'avvio degli impianti, costi per il personale.. e poi? Poi una successiva chiusura potrebbe essere fatale, cosi come l'incendiarsi di focolai nelle vallate in cui gli ospedali rischiano il collasso».
Alessia Trentin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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