Eccolo lì, il trio anti-Renzi in servizio permanente effettivo: Fassina, D'Attorre, Zoggia. Ma, sorpresa, per una volta i tre bersaniani stanno insieme non contro bensì a favore del premier, sorridono, scherzano: «Siamo tornati in maggioranza, almeno per qualche giorno». Ci saranno ripercussioni di questo inedito schieramento assieme a Vendola sul Quirinale rispetto alla legge elettorale? «Non è il tema del momento, fateci stare per un giorno in maggioranza», ripetono. Davide Zoggia spiega il placet di Bersani a Mattarella, l'ultimo tassello che mancava per il disco verde definitivo all'interno del Pd: «Pier Luigi è stato coerente, Mattarella era il petalo principale della rosa dell'altra volta, gli altri erano Marini e Amato, non è stata una cosa calata all'improvviso». «E' inutile girarci attorno, una linea alternativa e un candidato alternativo non c'erano», riconosce D'Attorre. No, dai bersaniani problemi a Mattarella, e a Renzi, non dovrebbero arrivarne.
Ma nel Pd, nel corpaccione ex diessino che in teoria, poteva vantare ben quattro candidati nella categoria degli ex segretari (Fassino, Veltroni, Bersani, Epifani), non è che tutto sia stato superato, i mugugni si sentono, la delusione si tocca con mano. Si trasferirà nel segreto dell'urna? Lo negano tutti, ma non con convinzione. «Alla fine i delusi o i vedovi di candidati non decollati non saranno più di 30-40», il pronostico di Lorenzo Guerini, che sta lavorando per ridurre al minimo l'area vedovile dentro il partito. Il mugugno c'è. «Beh, non è una bella cosa vedere un premier che candida qualcuno per il Colle, non è istituzionalmente corretto», confida il prodiano Franco Monaco a un collega. Un'altra linea mugugnante si manifesta con queste parole di qualche esponente dalemiano o all'ex leader dei Ds riconducibile: «La candidatura di Mattarella, giudice della Consulta, ha avuto l'effetto di spaccare il Parlamento e la maggioranza di governo. Altro che presidente di tutti, dovrebbe rinunciare». E questi sono i vedovi di Giuliano Amato, la vera candidatura alternativa rimasta in pista fino alla fine. E altri ex diessini: «Quando Renzi ha tirato fuori la categoria degli ex segretari, o non la si doveva accettare o si doveva essere in grado di presentarne una sola, non di mettersi a litigare a base di lui sì, lui no, e perché non io».
Dalla categoria degli ex ha cercato di svincolarsi Walter Veltroni: non lo si è mai visto a un incontro, non si è fatto largo a gomitate. Racconta Roberto Morassut che fu suo assessore: «Walter ha chiamato Mattarella per congratularsi.
E' contento perché il suo nome è circolato suscitando interesse e attenzione, pur essendo fuori dalla scena politica da due anni. Certo, una cosa l'ha capita, da quella parte, dal Nazareno e da palazzo Chigi, non è che si siano spesi più di tanto, non è che sia venuto un aiuto. Tutt'altro».
Ma nel Pd, nel corpaccione ex diessino che in teoria, poteva vantare ben quattro candidati nella categoria degli ex segretari (Fassino, Veltroni, Bersani, Epifani), non è che tutto sia stato superato, i mugugni si sentono, la delusione si tocca con mano. Si trasferirà nel segreto dell'urna? Lo negano tutti, ma non con convinzione. «Alla fine i delusi o i vedovi di candidati non decollati non saranno più di 30-40», il pronostico di Lorenzo Guerini, che sta lavorando per ridurre al minimo l'area vedovile dentro il partito. Il mugugno c'è. «Beh, non è una bella cosa vedere un premier che candida qualcuno per il Colle, non è istituzionalmente corretto», confida il prodiano Franco Monaco a un collega. Un'altra linea mugugnante si manifesta con queste parole di qualche esponente dalemiano o all'ex leader dei Ds riconducibile: «La candidatura di Mattarella, giudice della Consulta, ha avuto l'effetto di spaccare il Parlamento e la maggioranza di governo. Altro che presidente di tutti, dovrebbe rinunciare». E questi sono i vedovi di Giuliano Amato, la vera candidatura alternativa rimasta in pista fino alla fine. E altri ex diessini: «Quando Renzi ha tirato fuori la categoria degli ex segretari, o non la si doveva accettare o si doveva essere in grado di presentarne una sola, non di mettersi a litigare a base di lui sì, lui no, e perché non io».
Dalla categoria degli ex ha cercato di svincolarsi Walter Veltroni: non lo si è mai visto a un incontro, non si è fatto largo a gomitate. Racconta Roberto Morassut che fu suo assessore: «Walter ha chiamato Mattarella per congratularsi.
E' contento perché il suo nome è circolato suscitando interesse e attenzione, pur essendo fuori dalla scena politica da due anni. Certo, una cosa l'ha capita, da quella parte, dal Nazareno e da palazzo Chigi, non è che si siano spesi più di tanto, non è che sia venuto un aiuto. Tutt'altro».