Candeline speciali da cui ripartire per il dopo Covid. La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) di Latina compie oggi 40 anni nel segno della solidarietà e della speranza. Un lungo percorso avviato nel 1981 su proposta dell'allora primario di oncologia del Goretti Federico Calabresi che divenne il primo presidente Lilt Latina, affiancato nel ruolo di vice presidente da Alfredo Cecconi, all'epoca presidente dell'ospedale e attuale coordinatore regionale della Lilt. Tanti i nomi legati alla nascita dell'associazione, da Pasquale Bossa, Ermanno D'Erme, Ignazio Di Stefano, Simone Fiore, Giovanni Ialongo, Giuseppe Mancini, Umberto Isidoro Porfiri e tanti altri. «Eravamo una sessantina racconta Cecconi e siamo arrivati fino a un massimo di 3.500. Da allora ad oggi è cambiato molto. Abbiamo una partecipazione attiva della prevenzione e la consapevolezza che dal tumore si può guarire. Le cure non sono una perdita di tempo». Memoria storica della Lilt di Latina, Cecconi ha voluto ricordare il più ambizioso progetto eseguito tra il 1991 e il 1992: «Abbiamo portato nelle case di 256 malati l'assistenza oncologica specialistica prima che questo servizio fosse istituito dal sistema sanitario. Fu la prima esperienza in Italia. In venti mesi spendemmo 222 milioni di lire, per un costo a paziente di 856mila lire». Come un fiume in piena, Cecconi raccontato le raccolte di fondi, le campagne Nastro Rosa, le attività Dragon Boat, l'istituzione di 120 borse di studio. «Numerosi dirigenti di strutture oncologiche complesse sono stati nostri borsisti e ne vanno fieri».
Tra i ricordi più toccanti, il caso di una donna operata al seno e caduta in depressione: «Fu un infermiere a consigliarle di rivolgersi a noi ricorda Cecconi -, la inserimmo in un percorso riabilitativo. Poi ci disse se non fosse stato per voi non avrei potuto più vivere e invece sono rinata». L'attuale presidente Nicoletta D'Erme non nasconde le difficoltà dell'associazione vissute con la pandemia: «Purtroppo nel prossimo futuro pagheremo le conseguenze del ritardo nella prevenzione. Ci sono mancate anche le attività di sensibilizzazione. E' un filo che dobbiamo assolutamente riprendere. Tra gli biettivi l'apertura di delegazioni nei comuni della provincia».
R.Cam.
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