Visco, paura amianto nel lager

Mercoledì 22 Marzo 2017
Visco, paura amianto nel lager
«È assurdo che dobbiamo essere prigionieri a casa nostra, con obblighi dettati da altri, che non si fanno sentire né vedere, su un'area che è quasi una piccola città dentro un paese, su cui non ci permettono di far nulla». L'assessore di Visco Mauro Ongaro usa proprio la parola «prigionieri» per parlare del vincolo posto nel 2010 dalla Soprintendenza su 70mila metri quadri degli oltre 100mila dell'ex caserma Sbaiz, chiusa nel 1996 e trasferita al Comune nel 2001. E quella parola ha un suono beffardo, che ad alcuni potrebbe sembrare addirittura sacrilego, per parlare di un luogo che durante la Seconda guerra mondiale ospitò un campo di internamento per civili dell'ex Jugoslavia in cui passarono quasi tremila persone.
Ma l'amministrazione, che già più volte in passato ha sollecitato una soluzione, pur convinta che «la storia debba essere ricordata», ne fa una questione anche pratica. E ora pure di salute pubblica. Nei giorni scorsi l'assessore Ongaro, in una nota, ha lanciato l'allarme amianto, sostenendo che quell'area, per Visco, «rappresenta un enorme problema di incolumità quanto di salute pubblica per le migliaia di metri quadrati di eternit». «All'incirca 10mila, circa 13 metri quadrati di eternit per ogni cittadino», calcola Ongaro. Questa mattina, annuncia l'assessore, «ci sarà una visita congiunta dell'Arpa e dell'Azienda sanitaria. Vogliamo avere dei certificati sull'indice di pericolosità di quei luoghi, che adesso apriamo alle visite. Se dovesse emergere che ci sono problemi, chiudiamo tutto». Per Ongaro, quel vincolo che pesa «90 metri quadrati di caserma per ogni vischese», sarebbe «insostenibile» per un paese da 780 abitanti, sarebbe «da togliere, tenendolo magari solo su una parte, per il silenzio e la preghiera, e destinando il resto dell'area magari ad un centro per anziani o per giovani, una cosa che non sia d'impatto».
E anche la Regione sembra di questo avviso. «Lì, secondo me, il vincolo è veramente improprio - rileva l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti -. Le strutture vincolate non sono quelle del campo di Visco, che aveva baracche in legno che non esistono più: sono quelle in cemento dell'ex caserma. Ritengo che il vincolo attuale andrebbe tolto, lasciandolo solo su una piccola area monumentale, per ricordare il campo». E rammenta che «la Regione sta preparando un bando, che contiamo di far partire quest'estate, per progettare un monumento nell'ex campo di Visco, che pensiamo di realizzare nel 2018. Abbiamo messo una posta in finanziaria come premio per il progetto». «La Soprintendenza - aggiunge Torrenti - più volte ha ritirato dei vincoli, quindi non credo sia impossibile. Se vogliamo conservare qualcosa a Visco, non conserviamo le strutture che non c'erano all'epoca del campo: demoliamo quello che non c'entrava, lasciamo l'impronta delle fondazioni e creiamo una parte monumentale, senza strutture, per non avere costi di restauro di cose che non esistevano. Anche perché sarebbe un falso storico». Il parco della memoria che alcuni vorrebbero? «Se si fa, poi va mantenuto. Visco è un paese piccolissimo, non è un luogo turistico, il Comune non ha risorse: sarebbe improprio». Quanto al problema dell'amianto, «vediamo cosa dirà l'Arpa. È un problema del Comune. Certo, è una questione ambientale e nei paesi piccoli sappiamo che non possiamo lasciare i Comuni da soli».
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