Terremoto, l’Infinito sotto le macerie: paura per le carte di Leopardi

Venerdì 28 Ottobre 2016
Terremoto, l’Infinito sotto le macerie: paura per le carte di Leopardi
dal nostro inviato Italo Carmignani
VISSO - Leopardi, ma non solo. Imprevedibile e anarchica, nessuno riesce a fermare la terra, ma, a volerlo, chiunque può saldare le pietre degli uomini. Quelle delle abitazioni, ma anche delle chiese e dei palazzi storici. Nel giorno della nuova conta per l’ultimo terremoto d’ottobre, a piangere i crolli non sono solo le case della modernità, ma anche quelle della storia. Grida il parroco di Preci, Luciano Avenati: «Una conta dolorosa, perché non è stato fatto niente: le soprintendenze hanno solo pensato a fare inventari e sopralluoghi. A perdere tempo». Lui è il sacerdote della chiesa Sant’Eutizio, uno dei gioielli della Valnerina, dove l’altra notte è crollato il rosone. Precipitato, non perché quell’opera di vetro e pietra circolare fosse debole, bensì perché è venuto giù il cimitero sulla collina in attesa di ristrutturazione dal 1997, dal penultimo sisma. «Fosse stato fatto quel lavoro, la chiesa non si sarebbe ridotta così», aggiunge don Luciano, con gli occhi al cielo. E non per pregare.

I NUOVI DANNI
Certo, prima vengono sempre gli uomini e la loro incolumità, ma nel giorno degli elenchi dei danni al patrimonio tribolano anche Leopardi, il poeta, e le sue carte, dove l’Infinito s’incammina. Perché a Visso, uno dei Comuni con più danni, sono ulteriormente peggiorate le condizioni del Palazzo dei Governatori, dove sono conservati i 27 manoscritti (tra cui l’Infinito) del Giacomo nazionale: Bologna si è già offerta di ospitarli per metterli al sicuro, ma doveva accadere prima. Il palazzo è sovrastato dalla chiesa di Sant’Agostino (XIV secolo), sede del Museo civico diocesano, dove il 24 agosto rimase gravemente danneggiato il campanile a vela. Dissesti c’erano stati anche nei due pinnacoli della facciata, con pericolo di altri crolli che due notti fa, dopo le nuove scosse, si sono puntualmente verificati. Il museo è di proprietà della Diocesi, mentre il prezioso patrimonio letterario dei manoscritti leopardiani, Infinito compreso, appartiene al Comune.

Avanti, verso Camerino dove è crollato il campanile della chiesa di Santa Maria in Via. Anche a Castelraimondo (Macerata) è definitivamente inagibile (sono stati riscontrati ulteriori danni) la Torre del Cassero, già lesionata dal terremoto del 24 agosto e messa in sicurezza solo 4 giorni fa. A Matelica, transennate a scopo precauzionale Porta Molini, in Località Tiratori, e la Chiesa della Anime. Chiusa la Chiesa di Santa Teresa per gravi lesioni strutturali interne e anche quella di Sant’Agostino per il crollo parziale del portale. Danni anche nella struttura interna di San Francesco. E ancora: si sono registrati danni nel loggiato di piazza che già aveva risentito del terremoto del 24 agosto. La situazione è peggiorata nella parte dell’arco senza puntellamento e per precauzione la zona è stata chiusa. 

UNA MOSTRA A ROMA 
Il parroco di Preci non è solo. L’arcivescovo di Spoleto Renato Boccardo, buon amico del premier Renzi, l’aveva detto già il 25 agosto: con il rispetto dei morti mi permetto di segnalare i danni devastanti al patrimonio ecclesiastico e culturale. Inutile e desertica predicazione. A Norcia, nuovi crolli alla chiesa di Santa Maria della Grazie nel centro storico della città di San Benedetto. A Campi di Norcia la bellissima chiesa di San Salvatore è venuta giù come zucchero dal pandoro diventando il simbolo di questa nuova sequenza sismica. Tanti i fedeli con le lacrime agli occhi in processione davanti all’edificio. Si poteva fare qualcosa contro l’ultima ecatombe? Sì, trovare i soldi per la messa in sicurezza e le puntellature, aggiunge Boccardo. Anche lui senza pregare. 

Due giorni, fa il ministro Franceschini in visita al deposito dei beni culturali terremotati di Cittaducale, aveva lanciato un’idea: una mostra a Roma con tutte le opere messe in salvo tra cui la tavola di Nicola Filotesio (detto dell’Amatrice) della Madonna con San Giovannino. Per il piacere dell’arte? No, per i soldi. A riguardo basta citare Leopardi: i denari in fondo fanno l’uomo.


 
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