Coronavirus, il mistero del paziente zero: test negativo, forse non è lui

Sabato 22 Febbraio 2020 di Claudia Guasco
Coronavirus, il mistero del paziente zero: test negativo, forse non è lui

CODOGNO Spiega un infettivologo: «È come riavvolgere un gomitolo. Si sa chi è stato contagiato, ma non si riesce a risalire al capo del filo». Cioè alla persona infettata dal coronavirus che nel lodigiano ha fatto strage di pazienti positivi. Ed è un grosso problema, perché significa che è ancora in circolazione e potrebbe allungare a dismisura la lista dei malati.

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DOPPIO TEST
L’uomo indicato come il possibile «paziente zero», rientrato dalla Cina il 21 gennaio con un volo dell’Air China, è risultato infatti negativo ai test effettuati all’ospedale Sacco di Milano. I suoi campioni sono stati inviati all’Istituto superiore di sanità di Roma per cercare gli anticorpi al virus, che si formano in caso di guarigione. Potrebbe essere stato malato e poi guarito, ma se anche questa seconda verifica dovesse risultare negativa, bisognerà ricominciare tutto da capo. Il cosiddetto «caso indice», cioè il contagiato che permette di individuare la malattia, è M.Y.M, trentottenne atletico e in ottima forma, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno dal 19 febbraio. Di fronte alle domande degli anestesisti, spiega l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, «la moglie, anche lei positiva al virus, ha ricordato che ai primi di febbraio il marito si è incontrato più volte con un amico tornato di recente da un viaggio in Cina». È il presunto «paziente zero» che avrebbe contagiato il «caso indice», è un dipendente di un’azienda di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, ora isolato al Sacco.
 



Sta bene, ha avuto solo un po’ di influenza con una leggera febbre ed è risultato negativo ai test per il coronavirus. Tuttavia la Regione Emilia-Romagna ha fatto sapere che sono in corso ulteriori ricerche «per capire se può essere risultato infetto nei giorni passati». Lo stesso assessore Gallera è stato chiaro: «Ancora non sappiamo da chi si è diffuso il virus, potrebbe non essere dal paziente zero, o potrebbe darsi anche che questi sia guarito. Non abbiamo la certezza di quale sia il caso da cui è partito il contagio». E non si sa nemmeno fino a dove sia arrivato, considerata la vita attivissima svolta da M.Y.: sabato scorso è sceso in campo con la sua squadra di calcio Picchio Somaglia, e i giocatori sono tutti a casa, ha disputato due gare di corsa, a Santa Margherita Ligure e a Sant’Angelo Lodigiano, e gli oltre trenta amici del gruppo podistico Codogno ‘82 sono in quarantena. Tutti i colleghi della società in cui lavora sono stati sottoposti al tampone, il suo medico di base ha la polmonite, un amico il cui padre ha un bar e tre anziani clienti del locale sono positivi al virus. Altrettanto pericoloso potrebbe essere l’ignoto «caso indice».

OGGI I RISULTATI
«La mancanza di certezza è la difficoltà maggiore che stiamo affrontando. Si brancola un pochino nel buio, anche perché stiamo costruendo un modello che non esiste in Europa», sottolinea Maria Gramegna, della direzione generale Welfare. «Il problema che questa persona sia risultata negativa potrebbe dipendere dal fatto che quando si guarisce, il virus viene eliminato. Il test quindi potrebbe non trovarlo più». Per questo motivo i campioni sono stati inviati all’Istituto superiore di sanità (Iss), dove i ricercatori cercheranno gli anticorpi al virus. Le provette, anticipa, l’epidemiologo dell’Iss Gianni Rezza, sono arrivate la notte scorsa e i risultati saranno pronti oggi. «Se dovessero essere negativi anche questi, allora significa che il contagio è partito da un’altra persona e si dovrebbe ricominciare da capo la ricerca tra tutti i contatti dell’uomo. La situazione è un po’ complicata», ammette. Gallera assicura che la Lombardia è pronta all’onda d’urto: siamo in grado «di fare 160 test a domicilio al giorno» e «l’ospedale militare di Baggio», a Milano, potrebbe essere utilizzato per l’isolamento. Mentre il governatore Attilio Fontana esorta i cittadini a rispettare le ordinanze: «Sono l’unico mezzo attraverso cui bloccare la possibile epidemia».

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