Tim si cambia, Genish al capolinea

Domenica 11 Novembre 2018
LO SCONTRO
ROMA La decisione sembra ormai presa. Dopo mesi di indiscrezioni e smentite archiviate puntualmente con la conferma della fiducia da parte dei francesi di Vivendi, questa volta il mandato di Amos Genish quale amministratore delegato di Tim sembra arrivato davvero al capolinea. Anche gli ultimi contatti nel week-end hanno fatto emergere la volontà concordata da parte dei consiglieri non in quota Vivendi (non solo quelli rappresentati dal fondo Elliott) di convocare un cda straordinario già questa settimana per mettere agli atti le dimissioni dell'ad.
Si è arrivati fin qui perchè nelle ultime settimane si è fatto sempre più forte il pressing del fronte Elliott in direzione delle cessioni e di uno scorporo della rete che valorizzi di più i singoli asset del gruppo rispetto alla visione più conservativa e unitaria sposata da Genish. Questa doppia visione non poteva reggere ancora a lungo. E alla fine dell'ennesima tornata di incomprensioni non possono che prevalere i numeri in cda. Ora l'obiettivo è fare chiarezza al più presto, anche in vista di scelte cruciali per l'azienda, dagli obiettivi del nuovo piano industriale che terrà conto del 5G per tenere testa alla concorrenza - tra l'avanzata di Iliad e la rivoluzione Netflix - fino alla definizione dell'asse con Open Fiber.
LA GOCCIA
Del resto, il clima intorno a Genish si è fatto troppo pesante dopo l'ultimo cda di giovedì scorso in cui è emerso chiaramente, anche agli occhi di qualche consigliere più prudente sull'opportunità di affrontare l'ennesimo ribaltone, che l'attività di Genish non raccoglie più i necessari consensi. Lo scontro con il direttore finanziario nella riunione di giovedì ha dimostrato fino a che punto è arrivato lo scollamento tra il capoazienda e la struttura manageriale, probabilmente anche per i troppi dossier seguiti a distanza in mesi così delicati per la società. E chissà se c'entrano anche le frequenti trasferte brasiliane per seguire più da vicino il business carioca. Fatto sta che quando sul tavolo del cda sono arrivati l'impairment test di Enrico Laghi e la proposta di svalutazione dell'avviamento per 2 miliardi, non poteva certo passare inosservata la richiesta di Genish di astenersi dal voto sull'approvazione dei dati del terzo trimestre. È chiaro: non è facile per un amministratore delegato mettere mano a svalutazioni che mandano i conti in rosso di 800 milioni, almeno nei primi nove mesi. Ed è anche comprensibile che un colpo di questo genere sia difficile da digerire se fatto in anticipo rispetto alla chiusura del bilancio. Ma, qualunque sia la motivazione dell'accelerazione impressa dal cda, prendere le distanze dai numeri della società non è una di quelle opzioni che può essere presa con leggerezza dal mercato. La Borsa per ora ha mal digerito la maxi-svalutazione. Ma avrebbe fatto peggio se fossero state messe agli atti le perplessità dell'ad.
Vedremo nelle prossime ore se l'accelerazione imposta all'avvicendamento durante il fine settimana troverà conferme. Ma intanto la soluzione per la successione è già all'attenzione del presidente Fulvio Conti, messo sotto pressione dal fondo Usa. Il prima linea c'è il nome di Rocco Sabelli, ex ad di Telecom e Piaggio, e già nell'attuale cda in quota al fondo Elliott. Ma se questo nome non dovesse superare il favore della maggioranza del consiglio, una seconda opzione potrebbe essere Alfredo Altavilla, ex coo di Fca per i mercati Emea. Sullo sfondo in questa partita non c'è soltanto lo scontro tra i due principali azionisti, i francesi di Vivendi (con il 23,94%) e il fondo Elliott (con l'8,8%) e i rimpalli di responsabilità sulla gestione. C'è anche il ruolo di Cdp (con il 5%) che rappresenta il governo. E, soprattutto, c'è il futuro della rete Tim e la prospettiva di una fusione con Open Fiber. controllata dalla stessa Cdp e da Enel.
Gli analisti sono convinti che il vero motivo dell'accelerazione sulle svalutazioni sia proprio l'imminenza della fusione con la rete Open Fiber. E quanto la questione si calda e controversa sono le parole usate due giorni fa da Genish a farlo capire: «Siamo aperti a una collaborazione con Open Fiber, ma si è ridotto l'interesse del governo per la questione».
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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