Prosecco, lotta dura alla contraffazione

Mercoledì 20 Novembre 2019
L'ANNIVERSARIO
ROMA Buon compleanno, Prosecco Doc. Con 1000 interventi antifrode in 20 paesi diversi, 200 casi di contenziosi aperti e quasi 4000 ispezioni all'anno, le bollicine venete ( e friulane) sono il vino che vanta maggiori tentativi di contraffazione. Ecco perché il Consorzio di tutela del prosecco Doc ha scelto di festeggiare i suoi primi 10 anni di vita a Roma, nella sede storica della zecca di Stato. Per l'occasione, oltre al francobollo celebrativo, Paolo Aielli, Ad del Poligrafo, ha spiegato le novità in materia di contrassegni. «Ogni anno produciamo oltre 500 milioni di fascette per la Doc. Insieme agli enti di certificazione cerchiamo di rendere questi sistemi sempre meno replicabili introducendo elementi digitali che rendano praticamente impossibile la loro duplicazione. L'autenticità della fascetta ormai si riconosce grazie ad un normale smartphone». La parola d'ordine, ieri a Roma, è stata Tutela del Made in Italy. «Su un fatturato annuale di distretto prossimo ai 2,5 miliardi - spiega il presidente della Doc Stefano Zanette - spendiamo circa 1,5 milioni in azioni di contrasto ai tentativi di contraffazione. Noi oggi incrociamo le dita sull'accordo Mercosur: se le cose andranno come si prospettano, il Brasile (che insieme all'Australia è unico produttore di prosecco al di fuori di Veneto e Friuli) utilizzerà il termine prosecco solo fino al 2029, poi dovrà procedere al flashing out».
Vino sempre più amato, con ampi margini di crescita nei paesi emergenti il prosecco di collina ha totalizzato nel 2018 poco meno di 500 milioni di bottiglie. «La tutela della bellezza è un dovere», conferma Zanette. E la qualità si difende a colpi di reputazione. «È difficile fare delle stime sui numeri del sommerso perché la reputation è un valore che non è monetizzabile - commenta Stefano Vaccari, capo dell'ispettorato repressione frodi -. Negli ultimi 5 anni abbiamo fatto 1000 interventi fuori dai confini nazionali e sul web a tutela del nome prosecco. Abbiamo protetto non solo il nome da usurpazione diretta, ma anche rispetto ai prodotti composti: candele, patatine, lubrificanti sessuali al gusto di prosecco. La fantasia non ha limiti».
GRANDE VITTORIA
E se le Pringles al prosecco, poi ritirate, sono state la grande vittoria di un consorzio di fronte al potere delle multinazionali, l'ultima azione dell'antifrodi ha riguardato il ritiro dal mercato di panettoni al prosecco. «La squadra di ispettori specializzata nel web è considerata la punta d'avanguardia in Europa - chiude Vaccari - a loro si affiancano i 700 ispettori che coprono l'intero territorio nazionale e sono la nostra forza». A proteggere il prosecco Doc sotto il profilo legale pensa Alessandro Sciarra, dello studio Bird&Bird. «Sul fake prosecco, quello che appare in scaffale, abbiamo avviato 200 casi di contenzioso solo negli ultimi due anni. Il caso più frequente? Evocazione, tentativo di deposito di nomi storpiati».
Oggi le aree geografiche più problematiche sono i paesi dell'Est Europa. Moldavia in primis. Mentre le soddisfazioni più grosse sotto il profilo giudiziario arrivano dalla Germania e dal Regno Unito. «Ci sono stati diversi tentativi di registrazioni che sono stati stoppati. Nel Regno Unito direi il 100% - sottolinea il direttore della Doc Luca Giavi -. In Cina infine è stato ottenuto un altro grande risultato: tra le forme di tutela la registrazione del marchio prosecco in caratteri locali. È una misura che stronca la contraffazione con ideogrammi». Perché la Cina, che oggi vale circa 3 milioni di bottiglie, è un mercato potenziale: nel 2018 il consumo di bollicine doc è cresciuto del 15%.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci