LESSANA «LA MIA REYER»

Martedì 17 Luglio 2018
BASKET
C'è stato un periodo quasi epico a Venezia, tra gli anni 50 e 60, in cui un gruppo di atleti, tutti del luogo, riusciva a raggiungere risultati straordinari nei tornei nazionali di pallacanestro, mettendo in campo solamente grinta, passione e i valori dello sport. Si tratta della magnifica squadra creatasi attorno a Giulio Geroli, il quale, nella cornice della Palestra più bella del Mondo, la Misericordia, riuscì a riportare agli antichi fasti la società granata, facendo vivere alla città sfide memorabili con le maggiori compagini di allora. Basket d'altri tempi, in cui i giocatori di Serie A vivevano di altri lavori e si allenavano dalle nove di sera tra quelle antiche mura impregnate di sudore, lacrime e gioia. Tra questi, Ezio Lessana, classe 1938, playmaker di talento assoluto, nato e cresciuto poco distante, in Campo dei Mori, che avrebbe mosso i suoi primi passi alla Madonna dell'Orto. Come si avvicinò al basket?
Nel 1951 venni selezionato con altri del Patronato per rappresentare il Veneto ad un torneo a Trieste. Di lì, con l'amico Doria, ci presentammo alla Reyer e fummo così ingenui che, al cospetto dell'ex giocatrice della Nazionale, Marisa Bovolato, chiedemmo se saremmo stati già titolari. Negli allievi non perdemmo mai una partita, poi, passai agli Juniores di Garbosi con cui vincemmo un torneo a Torino assieme a Vianello e Donega. Noi tre rientrammo tra i primi dieci giocatori in Italia.
Aneddoti di quel periodo? Perdemmo di un punto con il Petrarca a Thiene dove giungemmo a piedi, in ritardo, sotto la pioggia.
Il passaggio in prima squadra? Nel 1955. Il mio esordio non andò bene, sbagliai un tiro e Garbosi mi sostituì. Ma ricordo sfide mitiche, come a Trieste contro il grande Pieri, futuro Simmenthal. Nel 58-59' ci salvammo, l'anno dopo retrocedemmo perdendo con Bologna. Ricominciammo dalla B, vincendo sempre ed io, assieme a Cedolini e Besa, partecipammo anche ai Campionati Universitari nel 1961. Feci la naja a Milano, dove entrai nell'All'Onestà e in Nazionale Militare. Poi tornò alla Reyer con Geroli Cedolini ed io eravamo della vecchia guardia, poi, con i ragazzi più giovani arrivammo in serie A nel 1964. L'anno successivo ci salvammo e, poi, grazie anche a Djuric, ci classificammo sesti e quarti. Sui giornali venni definito il Moto Perpetuo della Reyer.
Il rapporto con Geroli? Lui sapeva essere severo ma riusciva anche ad infonderci grinta ed entusiasmo. Ci valorizzò, infatti, venne anche premiato come miglior allenatore. Il prosieguo della sua carriera? Dopo un anno a Mestre feci l'allenatore-giocatore a San Donà con promozione in serie C. Portai, poi, Treviso dalla D alla B e lì, nel 1974-75, conclusi il mio percorso. Altre esperienze sportive? Con le Generali, di cui ero stato dipendente, ho portato la voga fino in Cina e negli USA. Differenze con il basket di allora? Ora si gioca di più sul piano fisico e sul tiro da tre ma, dal punto di vista tecnico, forse eravamo più dotati noi.
Riccardo Musacco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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