Le leggende in carne ed ossa non si invidiano, si ammirano e basta. Si può

Sabato 2 Settembre 2017
Le leggende in carne ed ossa non si invidiano, si ammirano e basta. Si può
Le leggende in carne ed ossa non si invidiano, si ammirano e basta. Si può solo tentare di desiderare di avere non il loro fascino, che a ottant'anni suonati o sfiorati è addirittura aumentato, ma un pizzico della loro ironia sì. Come quando si prendono pubblicamente in giro: «Jane, hai sentito la domanda?», «Sì, sì, ci sento ancora, non sono mica sorda». O quando lei confessa: «Robert bacia ancora benissimo, come a vent'anni». E lui: «Non lo sapevo. Ma dovevi dirlo qui davanti a tutti?».
Leggende, li hanno definiti. Addirittura eterni. Jane Fonda e Robert Redford arrivano al Lido dopo il temporale che ha spezzato l'afa e infangato le strade, per presentare il loro quarto film di coppia, Our souls at night, le nostre anime di notte, una storia d'amore tra due anziani, mezzo secolo dopo La caccia, A piedi nudi nel parco, Il cavaliere elettrico. E per prendersi una delle statuette più prestigiose della Mostra del cinema di Venezia, il Leone d'oro alla carriera. Lei arriva in sala stampa splendente in un abito-tuta bianco candido e tutti gli accessori dorati, la cintura, le scarpe, la pochette, i capelli freschi di piega, il trucco accurato. Lui ancora con l'aria da ragazzo nonostante le tempie imbiancate e la rete di rughe che gli segnano il viso, uno che non si cura dell'etichetta e quindi si toglie la giacca restando in maglietta bianca perché ha caldo.
Jane, 80 anni il prossimo 21 dicembre. Robert, 81 compiuti lo scorso 18 agosto. Gli ultimi simboli di una Hollywood che non esiste più, eppure sempre protagonisti, due che non rinunciano a dire quello che pensano e continuano a impegnarsi nelle battaglie in cui credono. Hanno fatto discutere da giovani. Come quando - e dicono che fu per irritare il padre Henry, amatissimo dalle famiglie americane - Jane accettò il ruolo che Brigitte Bardot, Virna Lisi e pure Sophia Loren rifiutarono, quello ad alto tasso di erotismo di Barbarella. O come quando si mise a protestare contro l'intervento a stelle e strisce in Vietnam, conquistando il poco ambito soprannome di Hanoi Jane. I film. La politica. E l'attività imprenditoriale che nei ruggenti e colorati anni Ottanta la consacrarono regina dell'aerobica e fu la prima a entrare nelle case delle donne normali per dare lezioni di ginnastica dalla tv. Femminista convinta, ma capace anche di rivelazioni choc come quando, la scorsa primavera, pochi giorni prima della festa della donna, raccontò in un'intervista di essere stata violentata da bambina: «Uno dei grandi risultati ottenuti dal movimento femminista disse è averci fatto capire che lo stupro non è colpa nostra».
Impegnata lei, impegnato lui. Robert Redford, come ha ricordato il direttore della Mostra del cinema di Venezia motivando il Leone d'oro alla carriera, si è battuto sia di fronte che dietro la macchina da presa, difendendo con la fondazione Sundance il cinema indipendente ma anche, da attivo ambientalista, la causa del nostro pianeta.
E adesso che Jane e Robert, entrambi premi Oscar, sono al Lido per presentare il nuovo film, che non arriverà nelle sale ma in Internet su Netflix il 29 settembre, parlano non solo di cinema, ma anche di attualità.
Il tema più importante per cui battersi oggi? Jane: «Salvare il pianeta, impegnarsi tutti quanti per evitare il disastro climatico». Robert: «Abbiamo un unico pianeta, dobbiamo conservarlo per i figli dei nostri figli». Poi si parla di Our souls at night, una storia tratta dal libro di Alan Kent Haruf che racconta di due anziani vedovi che cominciano a frequentarsi, non per sesso ma per parlare, perché, quando si è soli, «le notti sono terribili». È forse l'ultimo film di Redford, deciso a non recitare più per passare dietro la macchina da presa: «Ho voluto raccontare questa storia per tre motivi ha detto Robert . Perché il cinema si occupa più dei giovani e meno degli anziani. Perché una storia d'amore è sempre una storia d'amore e questa riguarda le seconde possibilità, uno spunto di riflessione per chi invecchia. E poi sorride perché volevo fare un altro film con Jane prima di morire». Aggiunge Jane: «Il tema è la speranza, non è mai troppo tardi per innamorarsi». Innamorati lo erano cinquant'anni fa in A piedi nudi nel parco, innamorati lo sono ora in Le nostre anime di notte. Ma sul serio, nella vita vera, lo siete mai stati? Robert allarga le braccia: «C'erano cose dette e non dette, ci siamo piaciuti molto». E lei: «Ormai è troppo tardi». E si mettono a ridere.
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