Ue nel mirino per la strada concessa al Prosek

Sabato 3 Luglio 2021
Ue nel mirino per la strada concessa al Prosek
LA POLEMICA
Un muro. Se la Croazia sperava di far passare sotto silenzio il tentativo di accreditare il Prosek con la complicità della Ue, il tentativo è fallito: perché in Veneto, ma non solo, si è alzato un muro a difesa di uno dei prodotti simbolo del Made in Italy. Il Prosecco, appunto. «Mi auguro davvero che l'Europa - avverte l'assessore all'Agricoltura e al Turismo della Regione del Veneto, Federico Caner - blocchi la richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria per il riconoscimento della menzione tradizionale Prosek. Il Prosecco non è solo agricoltura, ma è anche turismo: quello enologico rappresenta infatti un asset strategico del Veneto». «L'Unione europea non pensi di poter stravolgere l'applicazione delle proprie stesse regole. L'assegnazione ad un vino bianco croato della denominazione Prosek è in palese conflitto con la Dop italiana Prosecco e con tutte le normative comunitarie», aggiunge il suo collega del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier.
Federvini esprime sorpresa e sconcerto: «Riteniamo questa richiesta inaccettabile - afferma Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini - e appare incomprensibile l'atteggiamento della Commissione Europea che sta lasciando andare avanti il dossier. Il Regolamento europeo stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica. E il termine croato Prosek è semplicemente la traduzione di Prosecco».
Il pericolo è la proliferazione di prodotti che sembrano italiani ma non lo sono: il caso del Parmesan è lì a dimostrare i danni che possono essere fatti. Tra l'altro indebolire le denominazioni di origine mette in pericolo i negoziati in corso con molti Paesi extra Ue.
La politica si è mobilitata, e nel mirino oltre alla Croazia c'è l'Unione Europea che ha accettato di far avanzare la procedura: «Se i croati vogliono bere il Prosek, affari loro. Ma il nome Prosecco è veneto, appartiene alle nostre colline e non ha nulla a che spartire con la Croazia. L'Europa faccia il suo dovere e protegga chi è nel giusto, producendo eccellenze, da chi vuole solo portare avanti una frode. Bruxelles sappia che siamo pronti a dare battaglia - è il duro commento del capogruppo di Zaia Presidente in Consiglio regionale del Veneto, Alberto Villanova -. Dal momento che l'UE è stata persino capace di proporci di mangiare cavallette fritte e formiche lesse, è bene essere chiari fin da subito: il Prosecco è nostro, e nessuno osi toccarlo». «La Commissione europea blocchi la procedura - avverte l'Europarlamentare della Lega Mara Bizzotto - che è palesemente in conflitto con la Dop italiana Prosecco e con tutte le normative Ue». «Prosek croato? Ma nemmeno per sogno. Sono trevigiano e non permetterò mai che da qualche parte in Europa si provi a vanificare il lavoro dei nostri viticoltori o compromettere la cultura e la tradizione locale della nostra bollicina», rincara il suo collega leghista Gianantonio Da Re. «Il croato Prosek non coincide né con un nome geografico né con il nome di un vitigno - spiegano Tiziana Beghin e Sabrina Pignedoli, europarlamentari del M5s -, dunque risulta evidente che la richiesta punta esclusivamente a sfruttare l'immagine di un altro prodotto di successo».
Coldiretti evidenzia la beffa di un attacco che arriva «a pochi giorni dall'anniversario del riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco. Bel regalo di compleanno. Una decisione che rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia.
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