Platini rilasciato dopo 15 ore «Fa male, ma io non c'entro»

Giovedì 20 Giugno 2019
L'INCHIESTA
PARIGI «Così fa male»: all'indomani del fermo per presunta corruzione nelle procedure d'assegnazione dei Mondiali di Calcio del 2022 al Qatar, Michel Platini, respinge le accuse. Garantendo di essersi sempre «sentito estraneo a qualsiasi fatto». «Sono sereno», dichiara l'ex presidente dell'Uefa, rispondendo al picchetto di cronisti che lo hanno atteso sino a tarda notte dinanzi agli uffici anticorruzione di Nanterre, alle porte di Parigi.
Davanti ai fari puntati delle telecamere, Le Roi ha i tratti tirati, il volto segnato da 15 ore di fermo nella banlieue parigina. «Sarei dovuto arrivare in libera testimonianza, invece sono arrivato in stato di fermo», deplora il campione francese, ripetendo più volte ai microfoni, che «così fa male...fa male... Sono sempre stato sereno, perché mi sono sempre sentito estraneo a qualsiasi fatto».
Le ipotesi di reato sono corruzione, associazione per delinquere e traffico di influenze. Il sospetto dei magistrati riguarda quella che in molti indicarono come un'assegnazione inspiegabile dell'evento sportivo più importante, i mondiali di calcio al Qatar. «Un caso vecchio» , lo definisce lui, aggiungendo di essersi sempre espresso «in piena trasparenza su tutti i giornali».
Quanto all'interrogatorio, il sessantatreenne ex fuoriclasse della Juve ritiene che «vista la quantità di domande, poteva solo essere così lungo. Mi hanno anche fatto domande sull'Euro 2016, la Coppa del Mondo in Russia, il Mondiale del Qatar, il Paris Saint-Germain, la Fifa...Ci sono stati molti, molti, argomenti. Ho risposto tranquillo a tutto, senza sapere perché ero lì...Bisognava rispondere a tutte quelle domande, l'ho fatto«.
LA DIFESA
L'avvocato William Bourdon, che è rimasto al suo fianco fino a notte fonda, denuncia da parte sua «molto rumore per nulla» e ribadisce la totale innocenza dell'assistito. L'interrogatorio fiume, assicura, è legato perlopiù a «motivi tecnici».
A tessere la potente ragnatela di potere con il principe ereditaro e il primo ministro del Qatar fu Nicolas Sarkozy, questa l'ipotesi degli inquirenti, a partire da un pranzo all'Eliseo al quale partecipò anche Platini. Era il 23 novembre 2010, nove giorni dopo la Fifa cominciò lo scrutinio per l'attribuzione dei mondiali e favoriti erano gli Stati Uniti. Ma in quel pranzo, cambiò tutto. «Che Sarkozy abbia cercato di influenzare il voto, è pacifico», dice il vicedirettore del quotidiano L'Equipe nonché biografo di Platini, Jean-Philippe Leclaire: «Platini - aggiunge - ha sempre detto di non aver ricevuto un ordine formale da parte di Sarkozy ma che ci fu effettivamente un messaggio subliminale», se non addirittura «piu che subliminale».
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